18.3.18

XVI secolo, il libro dei vestiti. Quel “fashion blogger” a pennino e acquerello (Fabiana Giacomotti)


Se i fashion blogger vi sembrano una fatua deriva del mondo digitale a dispetto dei fatturati a sei zeri che alcuni di loro generano, e la smania di postare selfie con il look del giorno un sottoprodotto della società dell’apparire, è perché non avete ancora incontrato Matthäus Schwarz e il suo Trachtenbuch. Un “libro dei vestiti”, in cui questo contabile tedesco del Cinquecento, sodale dei celeberrimi mercanti Fugger, si fece ritrarre ogni volta in cui sfoggiava un nuovo abito, tenendo nota dell’occasione e aggiungendovi qualche dettaglio autobiografico.
Centotrentasette vignette a pennino e acquerello raccolte in un libriccino in pergamena di sedici per dieci centimetri, eseguite lungo un arco di tempo di oltre quarant’anni a partire dal 1520: l’equivalente rinascimentale di un lungo, e costosissimo, account instagram. Non a caso, Bloomsbury Publishing lo pubblica solo ora per la prima volta in forma completa, liberandolo dal geloso riserbo in cui gli storici del costume lo hanno secretato per centinaia di anni e dimostrando, con un’edizione sontuosa, che i BryanBoy e i Giacomo Berardi con i loro cellulari sempre accesi sono dei dilettanti rispetto a Schwarz. Più di cinquecento anni fa questo ragazzo dalle lunghe gambe sottili combinava infatti tessuti e fogge come loro non sapranno mai anche per l’oggettiva difficoltà di farlo in una società che ne limitava al possesso a seconda del rango, ma che, esattamente come loro, sapeva servirsi dell’apparenza per farsi largo nel mondo.
«In questo 20 febbraio del 1520 io, Matthäus Schwarz di Augusta, ho appena compiuto 23 anni e questo è il mio volto. Mi è sempre piaciuto parlare con persone più anziane di me, (…), anche su argomenti come l’abbigliamento, che cambia quotidianamente. Talvolta mi hanno mostrato disegni di abiti che hanno indossato 40 o 50 anni fa, e che mi hanno molto stupito (…) farò lo stesso, per capire che cosa sarà dello stile del vestirsi fra 5, 10 o più anni». L’acquerello che accompagna il testo mostra un giovane dal volto allungato ma piacevole con una ricca camicia bianca e un farsetto di broccato rosso in tinta. È il primo abito riprodotto, intestato come un glifo sul manifesto programmatico, ed è anche l’unico non accuratamente descritto da questo libriccino che è al tempo stesso trattato vestimentario e autobiografia.
Da bravo suddito di Massimiliano I, Matthäus segue fedelmente le indicazioni dell’imperatore, che nel romanzo cavalleresco Der Weisskunig, invita ogni uomo a lasciare traccia del proprio passaggio sulla terra. Quella di Matthäus mostra anche un’insopprimibile vanità e una passione per lo sfarzo tenuta faticosamente a freno dalle leggi suntuarie che, all’epoca, sono molto rigide: non gli è permesso di indossare brache riccamente decorate, appannaggio della nobiltà? E lui arricchisce le maniche del farsetto e della veste con un trionfo di tiracche «bordate di taffetta», come nel magnifico abito «in seta e velluto rosso» sfoggiato in occasione del matrimonio di Antonio Fugger, il 4 marzo 1527.
In quegli stessi anni, a poche centinaia di chilometri, Martin Lutero ha pubblicato il De servo arbitrio in risposta ad Erasmo e il Libro della messa, e governa come meglio può gli attacchi di Roma e le derive estremiste dei suoi seguaci, ma Matthäus sfoggia sempre al collo un rosario con il crocifisso e ogni possibile insegna papale. I Fugger sono i banchieri del Vaticano, i finanziatori della Guardia Svizzera Pontificia, e il loro fidato contabile mostra chiaramente di non voler perdere i privilegi acquisiti per seguire un prete di campagna. Affida un centinaio di ritratti a un pittore locale, Narziss Renner, che ne esegue una buona parte a memoria e su sua indicazione: il primo lo ritrae infatti e addirittura come una morbida curvatura sotto la veste in broccato e pelliccia della madre incinta, nel 1496.
Il Trachtenbuch segue l’infanzia di Matthäus, il suo primo Carnevale nell’ anno 1504, nel costume a righe di paggio del conte von der Rosen («da me non cavò niente di buono», si duole), gli studi di teologia interrotti per dichiarata, quasi divertita incapacità, e quelli contabili abbracciati con entusiasmo, le prime “vasche” dei dì di festa adolescenziali in brache di seta a strisce bianche e nere, giustacuore in seta e borsello a forma di cuore al fianco. Per Matthäus, la moda che in quegli anni fatica ancora a essere definita tale ma che già le poesie dileggiano (La nave dei pazzi, bestseller del 1494, fa a pezzi «i dandy effeminati» che rifiutano di portare la barba per «arricciarsi i capelli con la chiara d’uovo»), è espressione di riuscita professionale ma anche simbolo e metafora di idee, posizioni politiche, e soprattutto presenza ai grandi eventi del suo tempo.
Come un qualunque blogger di oggi, ma con un intento che supera la mera ricerca di sponsor dei nostri contemporanei, non manca mai agli eventi importanti, e studia con attenzione le pose più efficaci per farsi ritrarre, ispirandosi ai quadri famosi dell’epoca. Nel 1515 è a Milano, apprendista contabile in quella che è considerata una delle principali piazze finanziarie, e in memoria della battaglia di Marignano, dove sposa la causa francese accanto ai Visconti di cui è entrato nell’orbita, si fa ritrarre ex post in una tenuta equestre, di gusto Valois anche nella scelta della «lana a righe blu e gialle» invece della seta.
È compiaciuto di sé, ma è anche onesto: non finge, non occulta, ma anzi accetta di farsi ritrarre nei tratti e nel peso che, con gli anni e una dieta molto ricca, inevitabilmente cambiano. Ne dà addirittura testimonianza in un nudo frontale e di terga da far impallidire Michael Fassbender: «1 luglio 1526. Questa è la mia figura correttamente rappresentata da dietro. Sono diventato grasso e tondo…E questa è la mia figura di fronte. I tratti del volto (sic) sono colti con accuratezza». Il figlio, Veit Konrad, tenterà di seguirne le orme, ma il suo Trachtenbuch, incompiuto, non mostra la metà dell’arguzia del padre. Blogger di successo si nasce.

Pagina 99, 26 marzo 2016

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