6.11.17

La Sicilia eterna (Tomasi di Lampedusa)

Tra le scritture narrative di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che Feltrinelli pubblicò sotto il titolo di Racconti, il testo a mio avviso più affascinante è “Lighéa”, di cui vivamente consiglio la lettura a chi finora non l'abbia sperimentata. Riprendo un brano in cui il protagonista, il vecchio senatore La Ciura, insigne grecista, parla della Sicilia con il giovane Corbera, giornalista, che racconta in prima persona. Entrambi i personaggi sono, in modo diverso, una proiezione dell'autore. (S.L.L.)

“Raccontami della nostra isola; è una bella terra benché popolata da somari. Gli Dei vi hanno soggiornato, forse negli Agosti inesauribili vi soggiornano ancora. Non parlarmi però di quei quattro templi recentissimi che avete, tanto non ne capisci niente, ne sono sicuro”.
Cosi parlammo della Sicilia eterna, di quella delle cose di natura; del profumo di rosmarino sui Nèbrodi, del gusto del miele di Melilli, dell’ondeggiare delle messi in una giornata ventosa di maggio come si vede da Enna, delle solitudini intorno a Siracusa, delle raffiche di profumo riversate, si dice, su Palermo dagli agrumeti durante certi tramonti di Giugno. Parlammo dell’incanto di certe notti estive in vista del golfo di Castellammare, quando le stelle si specchiano nel mare che dorme e lo spirito di chi è coricato riverso fra i lentischi si perde nel vortice del cielo mentre il corpo, teso e all’erta, teme 1’avvicinarsi dei demoni.
Dopo un’assenza quasi totale di cinquanta anni il Senatore conservava un ricordo singolarmente preciso di alcuni fatti minimi. "Il mare: il mare di Sicilia è il più colorito, il più romantico di quanti ne abbia visti; sarà la sola cosa che non riuscirete a guastare, fuori delle città, s’intende. Nelle trattorie a mare si servono ancora i 'rizzi' spinosi spaccati a metà?". Lo rassicurai aggiungendo però che pochi li mangiano adesso, per timore del tifo. “Eppure sono la più bella cosa che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili, profumati di sale e di alghe. Che tifo e tifo! Saranno pericolosi come tutti i doni del mare che dà la morte insieme all’immortalità. A Siracusa li ho perentoriamente richiesti a Orsi. Che sapore, che aspetto divino! Il più bel ricordo dei miei ultimi cinquanta anni!”

da Racconti, Feltrinelli, 1983

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