19.10.17

Transiberiana, cent'anni di lentezza per collegare i confini del mondo (Renata Pisu)

Un vagone ristorante in stile Russia imperiale sulla ferrovia Transiberiana
Ieri sera è partito da Mosca, dalla stazione di Yaroslav, un convoglio speciale della Transiberiana per celebrare il centenario della ferrovia più lunga del mondo, la più leggendaria, la più, oggi come oggi, scalcagnata. Ma che importa? Quel che non è moderno, si riammodernerà: così vuole l'ottimismo post-sovietico. Per questo, ieri, a salutare il treno c'erano bandiere, fanfare, icone di San Nicola, patrono dei viaggiatori, il Metropolita che benediceva il locomotore, il ministro dei Trasporti Nikolai Aksionenko che inneggiava allo zar Alessandro III il quale questa ferrovia fortemente volle.
Era il 1891 quando ebbero inizio i lavori, il 1901 quando venne compiuto il viaggio inaugurale, il 1916 quando i binari raggiunsero finalmente Vladivostock. Binari russi, uno scartamento diverso da quello standard europeo, binari imperialmente maestosi, pensati come una difesa contro invasori terrestri che avrebbero potuto compiere la marcia su Mosca in treno, come venne compiuta quella su Roma da Mussolini. Lo Zar che così enormi li volle, forse aveva ancora in mente Napoleone: a un nuovo Napoleone, moderno, sarebbe stato impossibile penetrare nel cuore della Santa Madre Russia in treno, avrebbe dovuto sostare al confine per cambiare i carrelli, una cerimonia che richiede ore, la prima volta che vi assistei mi sembrò che venisse celebrata con la compunzione di un rito di passaggio da un mondo all' altro. E proprio così era. Ma lo scartamento diverso non impedì a Lenin di entrare in Russia, in treno, carrozza piombata, dall'esilio, E ne fece più che Napoleone in Russia.
Comunque, a chi come me ha compiuto sei volte il viaggio sulla Transiberiana, partendo da Mosca ma deviando poi per la Mongolia o per la Manciuria, sempre nello stesso scompartimento, sempre sdraiato sulla stessa cuccetta, per raggiungere dopo sette giorni Pechino - mai mi sono spinta fino a Vladivostock, altrimenti i giorni sarebbero stati nove - non può che augurare lunga e lenta vita alla Transiberiana sperando che sì, magari, la rimettano un po' in sesto, magari raddoppino i binari in certi tratti, magari ripuliscano i vagoni fatiscenti ancora impregnati di un indimenticabile - e ora che mi torna alle narici mi sembra una bieca madeleine - odore di mele, di cavoli, di corpi umani non lavati. Che fare? disse Lenin. Già, che fare? Ognuno ha le sue madeleine, quella di Proust è soltanto la capostipite. Dico allora: che sostituiscano pure i velluti rossi consunti dai sederi di pietra degli alti papaveri della Nomenklatura che nei vagoni di prima classe, allora chiamata classe "morbida", hanno comodamente viaggiato; che mettano pure della finta pelle, qualsiasi plasticaccia possibile ma per lo meno leggermente imbottita, al posto dei sedili di legno per i proletari della classe che, in teoria, governava il paese, l'Urss, ma che, in treno, viaggiava in classe "dura". Facciano tutto quello che modernità comanda, si accomodino: ma, per carità, che non facciano mai della Transiberiana un treno a grande velocità.
Lenti e massicci, con la loro andatura da tartaruga, i suoi vagoni devono continuare a percorrere l'immensa distesa di terra che va dal cuore dell' Europa all'Oceano Pacifico, in modo che dai finestrini si possa assaporare ogni dettaglio del paesaggio, fino alla noia. Ma, agli Urali, lo stupore di veder scritto su di una stele: qui finisce l'Europa. E, neanche un chilometro dopo, sentirsi "altrove", dato che un' altra stele stabilisce: qui comincia l' Asia. Quale arbitrio, quale certezza certificata! In verità, per tre giorni soltanto steppa, poi due giornate di tundra, per un giorno intero la meraviglia del lago Baikal... Forse è vero che la ferrovia, come diceva Dolf Strenberger, ha trasformato il mondo in un panorama perché il viaggiatore si può nutrire di immagini sempre nuove. Per quanto riguarda la Transiberiana non è proprio che siano sempre nuove, ad ogni modo sono sempre più eccitanti, per la mente del viaggiatore, del niente che si scorge dal finestrino dell'aereo dove davvero uno viaggia come una valigia.
John Ruskin, alla metà dell' Ottocento, scriveva a proposito del viaggio in treno che il viaggiatore era ridotto alla condizione di "pacco vivente" e che il massimo che poteva apprendere sul paese che stava attraversando, era la sua configurazione geologica e la sua superficie in generale. Dici niente? Ma lui non sapeva, non poteva sapere, come il Progresso ci avrebbe ridotti, felici di viaggiare in treno soltanto perché "finalmente posso leggere i giornali in pace", mentre telefonare è da cafoni, si sa ma si continua a farlo.
Invece in treno, ma non su tutti treni, sulla Transiberiana di certo sì, si può assistere - o partecipare? - a un altro spettacolo. Si osservano i compagni di viaggio e con loro si fa, se si vuole, "comunella". Dopo la prima notte, al mattino tutti si vestono, ma poi pensano: chi me lo fa fare? Chi ci vede, chi ci giudica? Così, si viaggia come bambini in questo tempo lento, oggi come oggi privilegiato, contenti di essere, come a casa propria, in pigiama, sospesi e non giudicati, sul "treno dei desideri" - perché questo è sempre stato e spero che sempre sarà la Transiberiana - dove si va "all'incontrario". Di tutto. Di qualsiasi regola, di qualsiasi logica globalizzante. Globalizzata. Dentro quel treno lì, in pigiama, giocando a scacchi - bravissimi sempre i russi - ci i dimentica che ci sia tanta "schifezza" nell'universo mondo, come mi ha detto sulla Transiberiana, quattro anni fa, un tale Ivan, pensionato, ex Eroe dell' Urss, quando eravamo a Zaibalkask, cioè, venendo dall' Oriente, a 6666 chilometri da Mosca, dove ci attendeva tutto il male - ovvero tutta la realtà - di irrisolti percorsi.
Però, adesso, di questa linea ferroviaria che forse si vuole riammodernare, comunque si vuole celebrare, perché farla fu come dire: la Russia c'è, vorrei ricordare a me stessa e a chiunque vi transitò che, comunque "è stato bello". Se lo sarà ancora, non so.


“la Repubblica”, 10 luglio 2001  

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