30.4.17

Pessimismo. Una poesia di Carlo Chiaves (Torino 1882 - 1919)

Vorrei provar la dolcezza
di morire, ma per un giorno,
di andarmene con la certezza
di fare pronto ritorno.

Per ascoltare, dal fondo,
pur di una cassa, una volta,
pensare e discorrere il mondo
ignaro di quegli che ascolta.

Come fino a questo momento,
sono stato un ragazzo di cuore,
avrei un accompagnamento
degno di un grande signore.

E come i fiori mi piacciono
e l'ho già detto, son certo
che ne sarebbe il mio feretro
addirittura coperto.

Dal fondo del mio segreto
non senza una qualche apprensione,
starei, attento e inquieto,
a udir la conversazione.

Verrebbero a passi uguali,
con viso di circostanza,
per dir le cose banali,
degli uomini d'importanza:

- È morto! - Già, è morto! - Si tace,
si pensa un qualche minuto.
- È morto! riposi in pace! -
Avrei, non vi pare? creduto

che in questa vita terrena
avrebbe fatto di più -
Vi accerto, ho provato gran pena...
Diamine, gli davo del tu! -

Però non sarebbero certo
tutti i discorsi così,
da uomo vissuto, esperto,
ne ho uditi tanti fin qui!

- Che bella giornata! - Peccato! -
Che strano contrasto! Ier sera
faceva caldo! - Beato!
È morto di Primavera -

Chi è quella donna? - Non vedo!
Ah! quella dal velo nero?
Carina! Possibile? - Credo!
- Che fosse tanto leggero?

- Mah! povero diavolo! - Oh! spesso
è meglio ancora: ed intanto
quando si ha molto promesso,
si lascia molto rimpianto -

- Aveva un certo carattere -
- Ha fatto qualche buon verso -
- Ingegno? No! un po' di spirito,
ma... spirito da tempo perso! -

Dal fondo del mio segreto,
non senza una qualche apprensione,
starei attento e inquieto
a udir la conversazione.

Ma certo sarebbe un po' amaro,
dal fondo de la mia bara,
sentire l'amico più caro
dire a l'amica più cara:

- Non piangere! riposa in pace,
sta meglio! Faremo la festa
stanotte, se non ti dispiace:
è andato, evviva chi resta!

Non te ne sei mai accorta,
che odio la finzione?
ormai passerò da la porta
invece che dal tuo balcone! -

Oh! meglio ancora qualche anno
vivere, tranquillo ed ignaro,
cullandosi nel placido inganno
che ognuno vi parli ben chiaro.

Persuasi che l'amante sicura,
non sogni più fulgidi eroi,
quando vi abbraccia e vi giura
di vivere soltanto per voi.

E, se un bel giorno bisogni
troncare ogni desiderio,
dormire, ma senza sogni,
oh! meglio dormire sul serio.

Con freddo il cuor di ogni palpito,
e di ogni lume il pensiero,
ed obliare e confondere tutto:
i fantasmi e il vero!


Da Sogno e ironia, 1910

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