5.4.17

Luigi Pintor. Il comunista quotidiano (S.L.L. - 2004)


Maestro a tutti gli effetti è stato e per noi rimane Luigi Pintor. Edito dal “il manifesto” e da manifestolibri è uscito in aprile Punto e a capo, che raccoglie gli ultimi editoriali pubblicati sul quotidiano comunista da lui fondato, a lungo diretto, quasi sempre guidato. Si va dal 15 maggio 2001 al 24 aprile 2003, cioè dalla vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche all’inizio della guerra in Iraq. Non si tratta, a nostro avviso, del rituale “omaggio doveroso”, di un “atto dovuto” alla memoria del compagno scomparso, ma di un bel libro, agile e profondo, godibile e perfino divertente (quanto lo può essere lo spettacolo dell’intelligenza), un’ottima compagnia non solo per le vacanze. Lo si può leggere a salti (un articolo dei primi e poi uno degli ultimi, o viceversa), si possono costruire percorsi seguendo rimandi tematici o stilistici, si può apprezzare, saltando da una pagina all'altra, la grande varietà dei toni, la capacità di trascorrere dal sarcasmo alla più condiscendente ironia, dalla compassione alla fredda rigorosa enunciazione, dal paradosso all’allusività ellittica della profezia laica. Questa ricchezza non esclude, anzi implica una compattezza, un nocciolo duro e unitario di convinzioni, tenute insieme da una passione tenace, che alimenta il ragionare e ne viene a sua volta alimentata.
Com’è noto, gli editoriali di Pintor sono costruiti usando l’arte del levare. Brevissimi, da trenta a cinquanta righe, seguono un movimento intellettuale ed espressivo per cerchi concentrici, come i sassi nell’acqua: si passa con facilità dal particolare al generale, toccando quel che sta in mezzo. Si prenda ad esempio un pezzo assai breve, del 6 luglio 2001, dal titolo Il tornitore e il padrone, dedicato soprattutto allo sciopero dei metalmeccanici, ma nelle cui trenta righe si trova di tutto, dalla centralità operaia alle stupidità della cultura dominante, all’internazionalismo. Inizia con un magnifico paradosso: “Tutti scioperano specialmente quando se lo possono permettere (metti i controllori di volo o i giornalisti). Tra le colpe del movimento operaio c’è anche questa, di avere inventato quest’arte nobile e incruenta, di cui tutti (perfino gli avvocati) si sono appropriati senza scrupoli”.
Nel libro gli editoriali sugli eventi più impressionanti (l’attentato alle torri gemelle, le guerre Usa, etc) affiancano quelli su fatti più minuti (il bikini della Ferilli venduto per beneficenza, i divieti di fumo, etc.). Per tutti può valere l’azzeccato slogan che il quotidiano usa per promuove il libro di Pintor, definito come “il comunista quotidiano”. In questa luce Luigi non tanto è un giornalista, un editorialista, ma un grande intellettuale che decritta i fatti di ogni giorno partendo da un punto di vista comunista, svelando il contenuto di sfruttamento e di oppressione che si cela a volte negli eventi più banali, nelle frasi fatte, in ciò che si impone come senso comune ed affermando l’urgenza di un rivolgimento con un dire chiaro e comunicativo. Brecht definì il comunismo “la semplicità che è difficile da farsi”. Pintor faceva un pezzo di comunismo tutti i santi giorni.


“micropolis” giugno 2004

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