18.4.17

Capuana. Le fiabe col sapore di Sicilia (Giulia Cattaneo)

Nel 1882 Luigi Capuana pubblicò le fiabe di C'era una volta... raccontando nella prefazione di aver vissuto più settimane in un mondo di fate, di maghi, di re, di regine, di orchi, di incantesimi, meravigliandosi da buon verista che tutto questo potesse accadere a chi è già convinto che la realtà sia il vero regno dell'arte. Il carattere dell'arte moderna era riconoscibile invece nel documento umano di Giacinta del ' 79 che presentava un bel caso clinico da Fisiologia e patologia delle passioni.
C'era una volta... è riproposto oggi con le vecchie illustrazioni di Enrico Mazzanti e una nota di Stefano Rolando che ha colto, fra l'altro, l'occasione di tornare ai ricordi infantili delle fiabe e ritrovare felicemente le tracce della propria lontana origine siciliana. Contemporanee di alcune novelle appassionate e paesane raccolte nei due libri del ' 93 e del ' 94, le fiabe di C'era una volta... sono forse l'opera più riuscita di Capuana e certamente la più letta. In una prosa svelta, semplificata al massimo, con qualche fiorentinismo usato allora più o meno da tutti gli scrittori italiani, queste favole hanno un incanto singolare e, soprattutto nei versicoli scherzosamente sentenziosi, ritornelli e strofette, una elementare ma originale cifra stilistica. In alcune resta un grammo di mistero nel rapporto non chiarito fra i personaggi che determinano la soluzione della storia. Il sapore di Sicilia che vi sentiva Verga è nei vocaboli Reuccio e Reginotta, nel considerare le figliuole come piante parassite, nella mal'annata, nelle metamorfosi intonate al campo e all'aia, in un repertorio fiabesco rianimato e ringiovanito da una esaltazione nervosa che aveva dell'allucinazione, fra le arance d' oro, le ragazze più belle del sole e il Re di Portogallo.


“la Repubblica”, 11 marzo 1989  

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