12.3.17

I prodotti italiani faticano a imporsi in Cina (Pagina 99)

I dati delle dogane cinesi parlano chiaro. Le importazioni di cibo aumentano a ritmi crescenti. Erano oltre 2,4 miliardi di euro nel 2013, più di 2,7 nel 2014 e 3,4 nel 2015. La ricerca di una maggiore sicurezza alimentare, inserita addirittura nell’ultimo piano quinquennale, è la molla principale di questo mercato e, come ci spiega il direttore dell’ufficio di Pechino dell’Istituto per il commercio estero (Ice) Amadeo Scarpa, «l’Italia ha un vantaggio competitivo intrinseco: è la patria dello slow food e della dieta mediterranea. Peccato che finora abbia avuto qualche difficoltà nel comunicarlo adeguatamente».
I margini di miglioramento sono enormi. Tra i Paesi che esportano cibo in Cina è solamente al quarto posto dopo, nell’ordine, Germania, Spagna e Stati Uniti. C’è di più. Le esportazioni di cibo crescono sì, ma non in parallelo alla fame del gigante asiatico. Sono state pari a più di 192 milioni di euro nel 2013, a oltre 214 nel 2014 e a quasi 250 nel 2015. Nel 2015 hanno segnato un più 16 per cento sull’anno precedente. Un risultato ancora molto lontano dal più 25 per cento registrato sul totale delle importazioni cinesi e che si confronta direttamente con le esportazioni spagnole che, nello stesso periodo, hanno registrato un aumento del 50 per cento.
L’esempio del vino la dice lunga, secondo lo stesso Scarpa. L’Italia nel 2015 è diventata il primo produttore al mondo, seguita a stretto giro dalla Francia. Ma se quest’ultima è al primo posto per esportazioni in Cina dove si accaparra un buon 44 per cento del mercato, l’Italia è solo al quinto posto con uno scarso 5 per cento. «Negli ultimi dieci anni, in Cina, vino e Bordeaux sono diventati quasi sinonimi. Sta a noi semplificare i messaggi. Più in generale bisogna puntare sul biologico e sulla distribuzione online facendo attenzione a non abbassare troppo i prezzi. E creare un paniere dove siano riconoscibili le filiere dell’eccellenza italiana».

Postilla

Il testo qui “postato” è stato pubblicato senza firma in un box a corredo di un articolo di Cecilia Attanasio Ghezzi (Veleni e scandali alimentari - i ricchi cinesi scoprono il bio) a pagina 12 del numero del 22 ottobre 2016. autrice dovrebbe esserne la stessa Cecilia. (S.L.L.)

Nessun commento:

statistiche