10.10.16

Crittografia, l’albero genealogico. Codici e segreti da Erodoto ad Alan Turing (Silvia Veroli)

Quando è nata “La Settimana Enigmistica”, Alan Turing, tra i padri dell’informatica e primo studioso dell’intelligenza artificiale, aveva vent’anni e già era a Cambridge a studiare meccanica quantistica, logica e teoria della probabilità attrezzando la sua mente colorata per quello che sarebbe stato il suo lavoro di crittografo. Sempre nel 1932 [...] nasceva anche la prima idea embrionale di «crypto logical bombe», meglio nota come Bomba, la macchina usata dal controspionaggio prima inglese e poi polacco per decifrare i messaggi segreti dei tedeschi durante la seconda Guerra mondiale: l’antagonista di Enigma, insomma, la macchina dei bad guys, di tecnologia tedesca. L
L’autore era Arthurs Scherbius di Francoforte, e lontana ascendenza italica; l’ingegnere tedesco pare infatti aver preso ispirazione dai dischi cifranti polialfabetici di Leon Battista Alberti, gli stessi a cui pensò il Presidente Usa e autore della Dichiarazione di Indipendenza americana Jefferson quando ideò il suo Cilindro, metodo di cifratura meccanico.
Turing girava in pigiama per il College, come Mark Zuckerberg ciabattava per Harvard (anche se, al contrario del nerd americano, Turing era anche un atleta di successo), andava male a scuola, come si è soliti raccontare anche di Einstein (la cui Teoria della Relatività venne riassunta in un saggio da un Turing quindicenne a beneficio della propria madre); purtroppo non è leggenda la persecuzione omofoba ai danni del matematico ateo, la cui storia ebbe un epilogo assai più doloroso di quello toccato ad altri illustri, prima di lui: se Wilde finì due anni in carcere a Turing, reo confesso di omosessualità, venne inflitta la castrazione chimica, con effetti devastanti su fisico e psiche.
La morte fu da romanzo gotico, per ingestione di mela avvelenata (con cianuro di potassio), e dichiarata dagli inquirenti suicidio; di contro la madre, Ethel Sara Turing, destinataria oltre che di trattati scientifici giovanili anche di molta corrispondenza del figlio, sostenne sempre la versione di una morte accidentale durante un esperimento di preparazione di sali di potassio destinati alla doratura di un cucchiaino.
Rimane la perplessità anche sui reali motivi del terribile accanimento per l’omosessualità (in fondo non così sempre mal tollerata nel contesto storico e sociale in cui Turing viveva e operava) oltre che sulla scomparsa del matematico; aleggia inevitabile odore di mistero, insieme a quello di
mandorle amare, nel laboratorio di Turing e nelle vicende umane e professionali, ridotte a silenzio e ombra, dei crittoanalisti e crittoanaliste, moltissime erano le donne, al servizio del Governo inglese (che li assoldava sottoponendogli, come test, i cruciverba del “Dayly Telegraph”) riuniti dal 1939 a Bletchley Park, residenza a nord-ovest di Londra, dal nome(owiamente) in codice di Stazione x, dove oggi sono esposti esemplari delle macchine Enigma, Bomba e Colossus, oltre ad una mostra permanente di attrezzature cinematografiche d’epoca. Bletchery Park ospita anche un minuscolo cinema anni 40 (il nome? Enigma. Elementary my dear Watson), dove sono ancora proiettate pellicole d’epoca (nel book shop, coerentemente, si vendono foulard con segni cifrati in luogo del monogramma da stilista e mug che svelano messaggi nascosti a contatto con l’acqua bollente).
Ce ne è abbastanza per saghe di spy-storye film,e infatti molto si è prodotto attorno alla figura di Alan Turing (opere teatrali, sceneggiature, romanzi, saggi) ufficialmente riabilitata tre anni fa da Gordon Brown e incorniciata in un francobollo in un questo 2012 dei cento anni dalla nascita. Tutto molto lontano eppure imparentato alla crittografia domestica che “La Settimana Enigmistica” offre a condizioni popolari da ottant’anni, in un albero genealogico che affonda le radici in Erodoto e Plutarco, interessa i geroglifici egiziani, conosce un rigoglioso Rinascimento con Giovan Battista Della Porta e Leonardo, invade la letteratura di Doyle, Poe e Veme.
Il più recente saggio tematico sulle scritture segrete è quello di Caterina Marrone, studiosa del testo letterario e figurativo e docente di Filosofia del Linguaggio, con I segni dell'inganno - semiotica della crittografia edito da Stampa Alternativa - Graffiti, vincitore dell’ultimo premio Castigliocello per la comunicazione. Vi si legge, tra le molte cose, una riflessione di particolare interesse, a partire da un'analisi compiuta da Wittgenstein, sul «leggere» e su come la scrittura in codice possa essere classificata proprio come uno degli innumerevoli modi di usare la lettura e di giocare con essa. I messaggi cifrati che allignano impudenti dentro i testi scompigliati nelle sequenze grafemiche del piano espressivo, spesso con esiti di sorprendente bellezza iconografica (un anno fa la mostra Ah, che rebus, curata da Antonella Sbrilli e Ada De Pirro, ha portato a Roma meravigliose opere d'arte enigmatica ancora apprezzabili nel catalogo di Mazzotta) sottostanno a regole e caratteri tipologici di alcune casistiche che si mostrano, scompaiono e magari ricompaiono altrove «come fenomeni carsici». Compito di Sherlock Holmes, Alfred Dupin, Alan Turing e del lettore della Settimana Enigmistica è di leggere tra i sorrisi da cruciverba evocati anche da De Andrè (parlando del naufragio della London Valor) e derivare, leggere e svelare. Leggere e amare (da intendersi anche come: leggère-come piume e amare-come il cianuro), come da imperativo del plurisignificante titolo di una raccolta di racconti della pubblicitaria e creativa Annamaria Testa, professionista delle parole, che fa dell'equivoco tra infiniti e aggettivi la chiave della curiosa storia di una suicida per avvelenamento da gas solutrice di cruciverba.


“alias il manifesto”, 21 gennaio 2012

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