5.4.16

Spara, ma con giudizio (Umberto Eco)

In occasione della morte di Umberto Eco, “il manifesto” ha ripubblicato un suo vecchio corsivo estivo, di quelli che comparivano sul “quotidiano comunista” con la firma di Dedalus. Vi si racconta racconta un fatto di cronaca quasi banale: un colpo partito per sbaglio a un poliziotto per festeggiare un gol di Gigi Riva. Ha dalla sua parte buone ragioni il commentatore redazionale quando azzarda che “in queste poche righe c'è tutta l'Italia di quegli anni (e di adesso)” (S.L.L.)
Giugno 1971. Italia-Messico 2-0. La rete di Gigi Riva
La notizia in questione è sui giornali di giovedì scorso. Andrebbe appesa in albi murari invitando la popolazione dei quartieri a un concorso a premi, per vedere chi riesce a interpretarla in modo ragionevole (cioè chi riesca a interpretarla salvando da un lato l’esistenza dei fatti e dall’altro la razionalità del sistema). Badate, il gioco controinformativo non consiste nel dire, che so, «dopo la rivoluzione sarà diverso», oppure «in Cina non si fa così». No, no. Assumiamo per buona la logica vigente, siamo in una democrazia parlamentare, la notizia va giudicata nella logica della democrazia parlamentare.
Dunque, il 14 giugno dello scorso anno Oronzo Quaranta, da Ostuni, Brindisi, si esalta perché Riva, nella Italia-Messico, fa un bel goal. Folle di gioia, cava la pistola e spara un colpo per esprimere la sua felicità. Oronzo non solo è tifoso e sconsiderato, ma è anche un pessimo tiratore, perché ammazza la signora Giuseppina Murru.
Oronzo va naturalmente sotto processo. Omicidio colposo, d’accordo (è sicuro che il poveretto non aveva intenzioni omicide); però un cittadino che per tifo calcistico perde il controllo a tal punto dovrebbe come minimo essere internato in un manicomio criminale, sia pure con la consulenza del professor Basaglia.
Morale, quattro mesi con la condizionale. Pochino, direte voi, anche per un omicidio colposo. Si richiede la pena di morte per un individuo, senza dubbio malato, che uccide una ragazzina, e Oronzo non è senza dubbio un malato? E se è colposo il gesto di Oronzo, giustificato dall’entusiasmo calcistico, non è altrettanto colposa la sassata di uno studente che, per entusiasmo politico, reagisce a un bel tiro di lacrimogeno? Ma la storia non è finita qui. Perché Oronzo è un agente di pubblica sicurezza, e quando ha sparato il suo mortaretto (ci si perdoni il ferale gioco di parole) era di servizio (sentite sentite) a un posto di blocco presso Nuoro.
A questo punto interviene il tribunale militare per dire: no, Oronzo me lo giudico io. Voi dite: il tribunale militare giudica inconcepibile che un cittadino in armi, a cui lo Stato ha concesso l’uso della pistola per difendere la collettività, dia prova di tale irresponsabilità. Infatti si condanna a cinque e più anni di galera uno che non vuol fare il servizio militare perché gli ripugna sparare: giusto e sacrosanto, sparare è un dovere di tutti i cittadini, ma allora quando un cittadino tradisce questo dovere sparando fuori luogo, è l’ergastolo.
Nossignore. Il tribunale militare vuole processare a modo suo Oronzo per violazione di consegna e spreco di proiettili.
Il tribunale civile per questi due reati gli ha dato trenta giorni di reclusione; invece in circostanze analoghe i tribunali militari hanno comminato ben tre mesi di reclusione, due per violata consegna e uno per spreco di pallottola. Così Oronzo sarà processato a settembre non per l’omicidio, già sistemato con la condizionale, ma per violazione e spreco, e si prenderà, male che vada, tre mesi.
Il concorso a premi concerne alcuni casi possibili. E se Oronzo invece di una signora avesse ucciso per sbaglio un bracciante in sciopero? Ci sarebbe stato lo spreco di pallottola, visto che prima o poi su quel bracciante avrebbe dovuto sparare? E quando degli agenti, presi dal panico, perdono il controllo e sparano su un gruppo di anarchici e colpiscono un passante nelle natiche (vedi l’infausto giorno di Saltarelli), si ha spreco di pallottola e violata consegna? Oppure l’entusiasmo per Riva non giustifica il salto dei nervi, mentre l’odio per gli studenti extraparlamentari sì? Oppure la consegna non è violata perché è stato dato ordine di sparare? Quante pallottole sono state «sprecate» ad Avola?
Come vedete è una serie di piccole questioni che si possono porre con una certa legittimità. Perché qui, intendiamoci, siamo nella logica del legittimo. Io voglio sapere cosa accadrà al prossimo obiettore di coscienza che rifiuti di fare il soldato perché è tifoso del Cagliari e non sa cosa potrebbe succedergli durante il prossimo campionato. Così come si presentano le cose, il consiglio potrebbe essere: «fai il soldato, o l’agente: male che ti vada prendi quattro mesi con la condizionale e quanto ai tre della violata consegna e lo spreco di materiale dello Stato, vedessi mai che la partita coincide con una occupazione di case popolari, e ne esci pulito?». (Dedalus, 25 luglio 1971)


“il manifesto”, 21 febbraio 2016

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