4.12.15

Zia Amalia (Erich Musham 1878-1934)

In fondo al proprio cuore era una donna buona. E inoltre aveva tanti - qualcuno diceva: davvero tanti - soldi, ed era almeno venticinque anni più vecchia di quanto non dicesse a chiunque volesse saperlo. C’è da stupirsi, allora, che zia Amalia fosse idolatrata dai suoi nipoti (ne aveva tre: Hans, Ferdinand e Eberhard) e dalle sue quattro nipoti: Charlotte, Anni, Else e Paola?
Zia Amalia era entrata in possesso del suo patrimonio che era già vedova da molto tempo. Suo marito, zio Theodor, era stato un bravo pellicciaio, che era in grado tutto sommato di mantenere se stesso e la zia Amalia - la quale, nonostante gli sforzi, non riusciva ad avere bambini - lavando le pellicce e prendendole in custodia a pagamento d’estate, nonché rifornendo il bel mondo di nuovi involucri termici d’inverno. Nel suo ultimo Natale aveva regalato alla cara moglie il biglietto di una lotteria ippica. Dopo che quest’ultimo fu estratto come vincitore del primo premio e dopo aver avuto la gioia di mediare la vendita per tremila marchi dei cavalli per un tiro a quattro di cui la zia da venditrice era entrata in possesso, il brav'uomo era morto.
Del denaro la zia aveva preso il necessario per il funerale e per l’acquisto di un quarto di biglietto della lotteria di Stato della Sassonia e aveva depositato il resto nella banca della società Truggold & Co., registrata S.r.l.
Anche il biglietto sassone fu estratto e zia Amalia ne comprò un altro. Stavolta metà biglietto della lotteria della Turingia. Fu estratto anche questo, e così via. In tutto la zia giocò ventisei biglietti interi delle varie lotterie di Stato dei diversi Länder tedeschi, e la sua inaudita fortuna le consentì presto di mettersi a riposo, di vivere degli interessi del suo patrimonio, che la società Truggold & Co., registrata S.r.l., le pagava mensilmente, e così venne promossa da zia comune a zia ricca dei suoi tre nipoti e delle sue quattro nipotine.
Questi sette eredi, nel frattempo, avevano stipulato un’assicurazione mutualistica fidanzandosi tra di loro. Hans si fidanzò con Paola, Ferdinand con Anni, ed Eberhard con Else. La nipote più grande, Charlotte, rimase sola: avrebbe preso per sé la sua parte di eredità, diventando a sua volta una felice zia ricca da cui avrebbero ereditato i suoi nipotini e le sue nipotine.
Una sera, i sette azionisti dell’eredità si riunirono per farsi compagnia, mentre Charlotte leggeva ad alta voce il giornale, alla pagina locale. All’improvviso lanciò un grido. Era successa una cosa terribile: il proprietario della banca Truggold & Co., registrata S.r.l., Moses Truggold, aveva lasciato debiti per 6 milioni di marchi, spremuto da una signora che lavorava nel circo. La compagnia aveva annunciato la bancarotta.
I sette eredi si precipitarono inorriditi dalla zia Amalia perché salvasse il salvabile. Ma arrivarono troppo tardi.
Zia Amalia non era più una zia ricca. Se ne stava seduta su una sedia, il busto chino, sul grembo il foglio di giornale che recava la triste notizia del fallimento della società Truggold & Co., registrata S.r.l. Quando però i nipoti iniziarono a tempestarla di domande, non ottennero alcuna risposta. Zia Amalia era morta. Il colpo l’aveva stesa.
L’assicurazione dei sette si sciolse. Charlotte rinunciò alla speranza di diventare a sua volta una zia ricca grazie all’eredità. E così, come la defunta a suo tempo, si diede anima e corpo al gioco della lotteria.

da Psicologia della zia ricca, Elliot, Roma, 2013

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