11.11.15

Leonardo Sciascia, la mafia e il terrorismo (S.L.L.)



Mi ricordo, dopo uno dei tanti scandali tangentizi che vedeva coinvolti democristiani di alto livello, una vignetta in cui l'onorevole Flaminio Piccoli, segretario di quel partito, in nome dello Scudo Crociato condannava inflessibilmente il terrorismo e la violenza, perché “la violenza... NON PAGA”.
Mi è venuta in mente rileggendo, in A futura memoria, il commento di Leonardo Sciascia all'uccisione di Pier Santi Mattarella, al tempo presidente della Regione Sicilia, il 6 gennaio 1980. Eccone il testo completo:
“Io sono stato tra i pochissimi a credere che Michele Reina, segretario provinciale della democrazia cristiana, fosse stato assassinato da terroristi. Terroristi magari un po’ sui generis, come qui ogni cosa; ma terroristi. Può darsi abbia allora sbagliato, ma non credo fossero assolutamente nel giusto coloro che invece erano sicuri che Reina fosse stato ucciso dalla mafia. Oggi, di fronte all’assassinio del presidente della regione Mattarella, quella mia ipotesi, che quasi mi ero convinto ad abbandonare, mi pare che torni ad essere valida.
Non mi pare insomma di trovarmi di fronte ad un delitto di mafia, anche se su nessun dato di fatto posso in questo momento appoggiare la mia impressione. Non sono, d’altra parte, d’accordo con coloro che lo vedono come un delitto terroristico a partecipazione mafiosa. O è mafia o è terrorismo. O mafia camuffata da terrorismo o terrorismo che, inevitabilmente e confortevolmente, ci si ostina a vedere come mafia”. (Corriere della Sera, 7 gennaio 1980)

A me sembra che, in quel caso, il piacere razionalistico del distinguere, più cartesiano che illuministico, giocò un brutto scherzo a Sciascia. Ancor più gli nuoceva – credo – un concetto totalmente inadeguato di “terrorismo”. A livello empirico credo che si possano chiamare “terrorismo” tutte le forme di lotta politica che utilizzino l'assassinio, mirato o no, di inermi, l'attentato distruttivo, la strage per seminare la paura tra le autorità dello stato, tra le forze di polizia, tra gli eserciti di occupazione, tra i gruppi sociali o nazionali dominanti. È vero che il terrorismo non è stato, per molto tempo, tra le forme di criminalità congeniali alla mafia: l'uccisione di figure di rilievo dello Stato era comunque legata ad interessi concreti; si voleva uccidere un nemico, non diffondere il terrore. Ma proprio negli omicidi di Reina e Mattarella è possibile intravedere un salto di qualità: si punta in alto per costringere al rispetto dei patti i politici e i funzionari statali del giro mafioso, si preme su pezzi di stato per una trattativa. Mafia e terrorismo in questa luce possono bene andare d'accordo: la mafia è il soggetto, il terrorismo lo strumento che adopera.

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