4.11.15

Il cosiddetto Medioevo ellenico. L'Odissea e l'archeologia come fonti ( Eva Cantarella)


Creta - Gli scavi di Carphi
La cosa più interessante è la parola (sopra tradotta “principi”) usata per alludere ai proci: basileis. Vero è che molti dei pretendenti alla mano di Penelope venivano dalle vicine isole, delle quali teoricamente si potrebbe pensare fossero i sovrani: ma è anche vero che altri abitavano la stessa Itaca. A Itaca, dunque, vi erano molti basileis. Proprio come a Scheria, ove pure i membri del consiglio di Alcinoo sono così chiamati.
Basileus, insomma, è parola che, oltre al capo della comunità, indica altri personaggi. Evidentemente, i capi dei diversi oikoi, "re” della loro casa, e forniti all’interno di questa di poteri amplissimi, per non dire assoluti, come eloquentemente dimostra la messa a morte dei dipendenti infedeli da parte di Ulisse, della quale ci occuperemo quando, con lui, giungeremo finalmente alla sua isola.
Come spiegare questa duplicità di significato? Per capirla è necessario fare un passo indietro, e ripensare, sia pur molto brevemente, a quel che accadde dopo il crollo dei Palazzi micenei.
Quando, bruciati in un solo giorno tutti i Palazzi, la civiltà micenea scomparve, la Grecia visse un periodo di caos. Scomparsa l’organizzazione burocratica centrale, rimasero solo i villaggi. Il tenore della vita materiale, artistica e spirituale inevitabilmente decadde.
Le poche testimonianze sulla vita dell'ultimo scorcio del XII e dell’XI secolo parlano chiaro: poche suppellettili di bronzo (solo a volte di ferro), trovate in genere nelle tombe; l’oro e l’argento completamente scomparsi; insediamenti per lo più poverissimi.
Karphi, un villaggio montano cretese, situato sopra la pianura di Lassithi, può ben rappresentarne il paradigma: le abitazioni sono poco più che capanne, costruite di argilla e di fango. Molto raro il ricorso alla pietra locale. La pavimentazione delle strade appare rudimentale. I soli luoghi pubblici di cui rimane traccia sono un recinto, probabilmente destinato a scopi di culto, e uno spiazzo, forse la piazza.
Dreros, Vrokastro, Olous, gli altri villaggi montani dell’isola, erano forse ancora più miseri. Solo le ceramiche, tra i resti della cultura materiale, rivelano una indiscutibile continuità con la tradizione micenea.
Ma in questi villaggi, per quanto poveri, la vita continuava: e continuava a esistere un minimo di organizzazione sociale. I capi dei gruppi familiari (detti basileis) governavano ciascuno la
propria famiglia, ma uno di essi aveva maggior prestigio, maggior potere, maggior influenza sulle decisioni collettive.
Poco alla volta, tra i capi dei diversi oikoi, questo personaggio cominciò ad assumere un ruolo dominante. E questo ruolo dominante, riconosciutogli dalla "voce popolare”, con il tempo conferì al basileus una posizione speciale nei confronti degli altri, e il nome di basileus skeptuchos. Il "re” con lo scettro.

Difficile dire quando questo accadde, ma, attorno al mille, dal periodo un tempo detto "oscuro” della storia greca cominciano a emergere i segni di una nuova organizzazione di vita collettiva: una vita simile a quella di Itaca, con i suoi basileis e un basileus skeptuchos. Il "re” che, per qualche ragione e in qualche modo, accanto al potere familare, ha assunto un potere pubblico: ma come, con quale criterio, in base a quale regola, se una regola esisteva?

Itaca, Feltrinelli, 2013 (Ottava edizione)

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