21.10.15

L'io della lirica (Gloria Gaetano)

Su “le parole e le cose” si dà conto del volume collettivo Costruzioni e decostruzioni dell’io lirico nella poesia italiana da Soffici a Sanguineti uscito da poco per Franco Cesati editore a cura di Damiano Frasca, Caroline Lüderssen e Christine Ott.
La domanda chiave del libro dovrebbe essere quella che si legge nel risvolto: «È possibile definire il genere lirico come un “parlare in prima persona” anche in un’epoca in cui l’io (quello lirico e quello teorizzato da psicoanalisi e post-strutturalismo) appare instabile, scisso, precario fino al punto di scomparire?». Nel sito può leggersi uno stralcio dall’introduzione di Christine Ott, che - a partire da un testo di Patrizia Cavalli tratto da L'io singolare mio proprio - disegna un tracciato e propone il problema. Per la lettura del testo di Ott rinvio al link alla fine del post. Qui riproduco il commento, assai stimolante, di una poetessa e linguista di valore, Gloria Gaetano. (S.L.L.)
Gloria Gaetano
Agamben su P. Cavalli, su Montale, Caproni ha scritto delle pagine e impostato un’analisi semiotica di grande interesse e spessore: «Occorre rovesciare puntualmente per Patrizia Cavalli i luoghi comuni e le categorie consuete della critica: lievità epigrammatica, diario privato, canzoniere amoroso. L’operazione che si compie non è lieve, ma aspra e “petrosa”; non è monodica e privata, ma corale e pubblica; non riguarda tanto l’amore quanto la fisiologia e l’etologia di un corpo primordiale. (…) Questo poeta disincantato e quasi preistorico, maestro incomparabile dei metri e delle rime interne, sovranamente privo di scrupoli morali, è riuscito a ritrovare l’unità di parola e forma di vita che gli antichi chiamavano musa e ha scritto la poesia più intensamente “etica” della letteratura italiana del novecento».
Si tratta quindi di una medietas tra soggettività lirica e oggettivizzazione. E non è l’io lirico, autobiografico, è una medietas tra l’animale e l’uomo, tra la Voce e la la parola. Voce corporea che può anche non essere emessa ma che all’interno di noi vive e comincia a strutturarsi, mentre la parola è logos che passa dalla destrutturazione del silenzio alla strutturazione poetica. E’ parola etica e estetica, che ci mette in relazione con il pathos degli altri, non con le semplici emozioni, ma con lo Stimm. Non è autobiografica ma al centro della vita animata e dell’epos destrutturato in tanti soggetti e composizioni.

Da “Le parole e le cose”

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