18.8.15

I dolori di Edmondo (Lucio Villari)

Edmondo De Amicis
La notizia non poteva passare inosservata e quasi tutti i giornali l'hanno data commentandola (era inevitabile) con un sorriso cattivo. Ma, anche se siamo in agosto, erano evitabili il facile gioco di parole (Quello scellerato di De Amicis, marito senza cuore, Il Corriere della Sera; Senza cuore. De Amicis mostro: lo rivela un romanzo della moglie, La Stampa-Tutto libri; fino al nostro giornale che fa esclamare a una ipotetica femminista: De Amicis? Altro che Cuore quello lì picchiava la moglie) e un certo comune atteggiamento di ironico distacco dalla notizia ma anche di malcelato disprezzo per il nostro Edmondo. Colpa di Cuore, naturalmente, più che del romanzo di settecento pagine dal titolo Conclusione, che la signora Teresa De Amicis cominciò a scrivere nel 1898, dopo la separazione di fatto dal marito. Colpa di Cuore, perché come le persone anche i libri, certi libri, sono seguiti dalla loro ombra. E ombra lunga è quella di Cuore e contro di essa hanno lottato, anche in anni recenti, critici letterari e scrittori provocando al libro (con sorrisi alla Franti...) multipli infarti. Pensavamo, però, si fosse ormai d'accordo che Edmondo De Amicis è stato un grande scrittore e che Cuore, in particolare, ha il pregio di essere una lucida opera di storia del presente; appassionata e freddamente calcolata, ingenua e talvolta meccanica quanto può esserlo un racconto costruito abilmente sull'unità di tempo (dieci mesi), di luogo (una scuola), di personaggio (un ragazzo e il suo diario) ma che comunque dà una precisa immagine di una società nel difficile equilibrio dei suoi (ci si passi l'espressione ma non saprei come sostituirla) rapporti di classe, di ideologie, di lingua, di costume: insomma, una invenzione che ha per modello il reale; anzi è una invenzione temporalmente e concettualmente simmetrica del reale, in un'epoca, gli anni 80 dell'Ottocento, di accademismi veristici e naturalistici. Semmai il limite di Cuore è un altro; è la difficoltà di De Amicis di rendere allegorica la materia prelevata dalla storia del suo tempo, è la sua intenzione di usare, al posto della metafora, la pedagogia. Solo se non si riconosce l'importanza letteraria di Cuore si può dare rilievo letterario (e, mi sembra, anche verità storica) al romanzo della signora De Amicis e, soprattutto, si possono attribuire al cuore di Edmondo De Amicis, cioè ai suoi sentimenti la doppiezza e la falsità con cui si è soliti dipingere la sua opera più famosa. Ecco allora il De Amicis sadico, canaglia, mostro, libertino spietato e senza scrupoli (sono queste le parole fra il serio e lo scherzoso dei giornali che ho citato). Mentre i fatti più verosimili e attendibili ci dicono di un uomo che ha vissuto un tragico rapporto coniugale accanto a una donna gelosa, profondamente turbata. Teresa De Amicis identificava l'adesione al socialismo del marito con una sorta di libertinaggio morale, contrapponendo la sua immagine di donna borghese e savia a quella delle abbiette femmine che scalzano le basi delle famiglie e del mondo. Probabilmente appartenevano alla prima, esile schiera di donne emancipate che il partito socialista di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff stava suscitando nell' Italia drammaticamente borghese di fine secolo e che lo scrittore frequentava. Proprio a Turati, infatti, De Amicis aprirà il suo animo, sconvolto tra l'altro dal suicidio del figlio ventenne nel 1898, scrivendogli di essere paralizzato e straziato da “scene domestiche che mi accasciano la vita” e per le quali sarà costretto, come Tolstoj, a fuggire di casa. Da quel che si sa, Teresa De Amicis era gelosa di tutte le donne con le quali il marito poteva entrare in contatto. “Anche quelle che rubano il titolo di oneste - scrive nel romanzo - nella loro particolarità sono pestilenziali; si slanciano anch'esse alla caccia dei maschi; nelle vesti, nelle movenze, nelle parole e nel viso si leggono le loro intime vergogne. E l'occhio avido dell' uomo le indovina e le segue...”. Ma per comunicare queste e altre considerazioni antifemminili Teresa ha scritto e stampato a Torino, nel 1901, un romanzo. Non sarà stata gelosa soprattutto del romanziere Edmondo De Amicis?


“la Repubblica” 9 agosto 1989  

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