30.6.15

Ezra Pound e i trovadori (Caterina Ricciardi)

«Ezra Pound non è un autore, è una letteratura»: così, riformulando la stereotipa convinzione che il poeta americano più avventuroso del Novecento si presenti come un'enciclopedia in versi ‘cantati', Roberta Capelli esordisce nella sua indagine - la prima sostanziosa in Italia - su Pound e la Provenza in Carte provenzali. Ezra Pound e la cultura trobadorica (1905-1915) (Carocci). Roberta Capelli non è una ‘poundiana', è un'esperta di filologia romanza, ovvero quel che ci vuole per parlare dall'altro lato della staccionata: come sempre, con Pound, bisognerebbe ‘cantare' a due o più voci. Dunque, ben vengano i contributi degli altri rami: si ricostruisce la quercia.
Nel caso della Provenza - un campo così specialistico - questo era necessario. La storia è lunga. Dopo lo Hamilton College, all'Università di Pennsylvania Pound doveva addottorarsi in Studi Romanzi, ed è a quello scopo che nel 1905 parte per l'Europa, puntando sulle biblioteche di Madrid, Parigi, Londra, e tornando a casa col profumo di Provenza e il bagaglio pieno. Il PhD non lo conseguirà mai, neanche quando, negli anni trenta, invierà ai suoi maestri la contestatissima, eppur geniale (oggi lo si vede meglio), edizione di Cavalcanti «rappezzata fra le rovine» (1932). No, l'America non lo riconosce: troppo ‘pasticcione'.
Con occhio selettivo e pesato, come sa fare un filologo, Carte provenzali si addentra in questo tragitto (nessun «pasticcione»), destinato a rivoluzionare la neonata e sbandata poesia del Novecento. I termini generali ormai li conosciamo e li abbiamo assimilati con altri strumenti (i nostri). Ma a padroneggiarli non bastano lo studio attento dello Spirito del Romanzo (1910), gli approfondimenti occasionali, o la bibliografia ad hoc. È bene infatti ripercorrere alle radici i modi/nodi di appropriazione via via conquistati dal re-inventore della cultura del trobar clus. Sappiamo che le albe, le vidas e le personae, le maschere sub specie translationis, della prima fase poundiana, volte a ridare vita e nuova eco a Arnaut Daniel, Bertran de Born, Bernart de Ventadorn, Peire Cardenal, ad altri e al raro Faidit (trovato, con Arnaut, all'Ambrosiana in traduzione musicale, grazie al bibliotecario e futuro papa Pio XI: Achille Ratti), non vengono solo da Robert Browning o dalle provvisorie, lacunose edizioni di allora, e le letture misteriche, non «nozionistiche» (quindi, da Pound benamate), di Joséphin Péladan, rifinite con un pizzico di Remy de Gourmont, ma dai gangli tecnici, musicali - e dallo «spirito» - della poetica occitanica, più aperti a chi della materia ne sa di più: alle radici. Ecco dunque la necessità di parlare nell'armonia del «contrappunto».
E, parlando d'‘amore', com'era d'uso in Provenza, non si può non apprezzare, per esempio, il ragionamento che Capelli ci propone, partendo dalla canzone Dompna, puois, la «donna composita» («patchwork») da cui ci si congeda, di Bertran de Born, per giungere alla domna soisseubuda (la femminilità angelicata, la «donna ideale»), il «fantasma» che, con l'altra imperiosa, si trascinerà nei Cantos attraverso ipostasi incontrate nella Storia e nella vita, tutte figlie di madri mitologiche. O, parlando di guerra, com'era d'uso in Provenza, fa piacere apprendere che si chiama plazer «l'elogio di ciò che piace e quindi, nello specifico di Bertran de Born, della violenza dello scontro guerresco». E nella straordinaria Sestina Altaforte (1909) Pound lascia che Bertran canti il suo plazer («Maledica per sempre Iddio quelli che gridano ‘Pace'»), ma poi, rispedisce quel Bertran «all'Inferno», dove l'aveva trovato in Dante (canto XXVIII), perché, secondo la razo (la prosa esplicativa) ad Altaforte, «seminatore di discordie».
Con la ricerca di nuovi documenti, la bibliografia precedente e l'arte giusta, grande aiuto a questo volume viene dal corposo Ezra Pound to his Parents (1895-1929), le lettere ai genitori, apparse nel 2010. Valeva la pena aspettare la conclusione di un lavoro così lungo e complesso (‘filologico'), perché ora esso apre l'accesso a infiniti percorsi di orientamento e di scoperta: fonti, letture, ‘ritrovamenti' casuali, date e spostamenti spaziali del primo Pound vagabondo, il percorso provenzale incluso. Le lettere ai genitori sono - con il Companion ai Cantos di J.F. Terrell - uno strumento ormai inevitabile, per cominciare, come fa Capelli in Appendice (per esempio: sulle edizioni usate da Pound), a ripercorrere - e ad assestare - le strade. E a questo fine basterà ricordare gli echi del «refrain» della lauzeta (l'allodola) di Bernart de Ventadorn (Bertran e Bernart: magari un «indice dei nomi» qui non avrebbe disturbato), scoperto allo Hamilton College nel 1905, e ritrovato nei Canti Pisani a rispondere - in modo struggente - cantando «in contrappunto».


alias domenica 6 ottobre 2013

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