4.1.15

Ritorno a una città. Una poesia di Sergio Solmi

Una immagine di Torino negli anni 20 del Novecento 
Risa di cielo alle finestre, case
colline strade discese
più tardi in sogno,
al carosello improvviso che un tuffo
d'aria attorno a un'edicola
finge
con ali variopinte di giornali,
mi turbinano in cuore. E il fiume denso
franto d'ombre di ponti, la regata,
il pulviscolo acceso di bandiere
ed il battere fermo delle pale.

Città che m'hai cresciuto
senza riparo
per queste vie rettilinee, per questi
interminabili viali, spazzati
dal vento,
la tua antica ferita non so ancora
perdonarti: e come
ad una donna che ci offese, e un giorno
dopo tanti anni
risale da un dolente sonno, ancora
torno a chiederti in lacrime
cosa m'hai fatto.

Lagrime in sonno, perduta elegia,
solo fievoli ombre e sensi, alcuna
tua cosa viva non mi giunge incontro.
discendo verso il fiume
tra i neri mirti del viale, e l'aria
scurisce, e tutto è consumato, e di tanta
vita e tanto dolore
più non affiora
che quel baluginio d'acque lontane,
fondo amaro del sangue, fantasia,
ridente nulla che in sillabe esprimo.
Più bruciante ti fai quanto più vano,
ti chiudo e tu mi sfuggi tra le dita,
volto della spietata adolescenza.
Brancolo sopra le tue pietre sorde,
tento le sconnessure dei ricordi,
immobile e rapito
ad occhi chiusi aspiro 
questo tuo inebriante odor di morte.

Da Fine di stagione (1933) in Poesie, Mondadori, 1990

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