20.12.14

L'infernaccio della città. Una poesia di Vladimir Majakovskij (1893-1930)

Natal’ja Gončarova, Aeroplano sulla città (1913), Museo nazionale Kazan
Le finestre frantumarono l'infernaccio della città
in minuscoli infernucci succhianti con le luci.
Rossicci diavoli, si impennavano le automobili,
facendo esplodere le trombe proprio sull'orecchio.

E là, sotto l'insegna con le aringhe di Kerc,
un vecchietto stravolto cercava tastoni i suoi occhiali
e ruppe in lacrime quando, nel tifone del vespro,
un tram di rincorsa sbatté le pupille.

Nei buchi dei grattacieli, ove ardeva il minerale
e il ferro dei treni ingombrava il passaggio,
un aeroplano lanciò un grido e cadde
là dove al sole ferito colava l'occhio.

E allora ormai - sgualcite le coltri dei lampioni -
la notte si diede al piacere, oscena e ubriaca,
mentre dietro i soli delle vie in qualche luogo zoppicava,
non necessaria a nessuno, la flaccida luna.


Da Poesia russa del Novecento, Feltrinelli – Traduzione di Angelo Maria Ripellino

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