12.12.14

Il favoloso Gianni. Rodari in pentola (Pino Boero)

Gianni Rodari durante un viaggio nella Russia sovietica
Quando nel 1974 la rivista del Centro Studi sulla Letteratura giovanile del Comune di Genova, "Il Minuzzolo" (oggi si chiama "LG Argomenti"), dedicò un numero monografico a Gianni Rodari fu facile accorgersi che il nome dell'autore di Filastrocche in cielo e in terra, Favole al telefono, Grammatica della fantasia era noto soprattutto nell'ambito della sinistra (Rodari era passato dalla direzione del "Pioniere" alla redazione di "Paese sera") e veniva speso sull'onda di quell'importante tensione al rinnovamento della scuola italiana che vide protagonisti, fra gli altri, il Movimento di Cooperazione educativa, Bruno Ciari, Mario Lodi, l'editore Luciano Manzuoli.
Nel '74 a Rodari non era stato ancora dedicato uno studio organico e completo e si può dire che la sua fortuna critica sia cominciata con la prematura scomparsa (1980): a Rodari sono state intitolate scuole, dedicate mostre e convegni, volumi di saggi autorevoli; sono stati ristampati testi del passato e nuove raccolte di filastrocche, storie, saggi al punto che, mentre per trent'anni di attività (1950-1980) Carlo Bonardi, attento curatore su "Schedario" di una bibliografìa rodariana, segnala cinquantasei titoli fra libri, opuscoli, ristampe e nuove edizioni (ma i volumi qualificanti risultano poco più di una ventina), negli ultimi cinque anni sono comparsi poco più di dieci nuovi volumi con il suo nome. Paradossalmente, dunque, Rodari ha cominciato ad essere autore noto e celebrato proprio in questi anni ottanta poco propensi ad accettarne totalmente il messaggio, ad assorbirne la tensione politica e la volontà di rinnovamento; Rodari corre il serio rischio di diventare autore da antologia, di essere estromesso dalla storia per finire in quella sorta di limbo che ospita gli autori per bambini: dai testi scolastici alle poesie d'occasione imparate a memoria.
In questo contesto le ultime operazioni editoriali di Einaudi condotte sul nome di Rodari suscitano ulteriori perplessità: già le Storie di re Mida (1983) erano uscite senza l'indicazione della provenienza e senza una nota che chiarisse l'origine del tema molto presente in Rodari. Oggi Il secondo libro delle filastrocche (Einaudi,1985) annuncia in quarta di copertina che si tratta di filastrocche "pubblicate su giornali e periodici, e per la prima volta raccolte in volume".
Marcello Argilli recentemente su "Paese sera" ha avuto buon gioco nel trovare ad una prima indagine una quindicina di filastrocche già uscite in volume: rispettivamente sei e cinque in Filastrocche lunghe e corte e in Il libro dei perché editi nel 1981 e nel 1984 dagli Editori Riuniti con belle illustrazioni di Emanuele Luzzati e doverosa citazione da parte del curatore Argilli delle fonti di reperimento dei testi ("Il Pioniere", "l'Unità"), due in Parole per giocare (Biblioteca di Lavoro, n. 101-102, 1979), una in "Schedario" (1981) e una addirittura nell'edizione einaudiana del 1972 di Filastrocche in cielo e in terra (si tratta di Le storie nuove a pag. 143 ripubblicata con qualche variante e con il titolo Un tale che sbagliava le storie alle pp. 61-62 del volume odierno). Insomma siamo davanti ad un pasticcio editoriale che non fa onore a nessuno anche se nel complesso la figura di Rodari poeta per bambini esce viva e articolata.
Vicolo del Pallonetto ("Filastrocca del Pallonetto / vicolo storto vicolo stretto..."), ad esempio, offre al lettore un saggio della produzione del primo Rodari ancora decisamente legata ad un'ispirazione sociale: la parte iniziale del testo citato prima di essere ripubblicata, come si è detto, in Filastrocche lunghe e corte era uscita nel volume Il treno delle filastrocche (illustrazioni di Flora Capponi, Edizioni di Cultura Sociale, 1952) come elemento della sezione "Il libro delle città" dedicata ai mali e alle piaghe sociali delle città italiane: "Signori, per piacere, / lasciatemi vedere / dietro le cartoline chi ci sta, / cosa dice, cosa fa, / chi ride, chi ha pena, / chi va a letto senza cena, / chi ha sonno e non ha letto, / chi ha freddo e non ha tetto. / / Lasciatemi guardare / dietro le lucide facciate / delle cartoline illustrate".
Autunno, poi, ci consegna un Rodari attento al quadretto efficace, al gioco delle immagini liriche: "Il gatto rincorre le foglie / secche sul marciapiede...". I gatti, naturalmente, non mancano neppure in questo libro: a loro, sornioni e liberi (si legga Ritratto del gatto), il poeta è legato dall'ultima immagine del padre conservata nella memoria fin dall'infanzia: "L'ultima immagine che conservo di mio padre è quella di un uomo che tenta invano di scaldarsi la schiena contro il suo forno. È fradicio e trema. E uscito sotto il temporale per aiutare un gattino rimasto isolato tra le pozzanghere. Morirà dopo sette giorni, di bronco-polmonite. A quei tempi non c'era la penicillina" (Grammatica della fantasia, pp. 68-69). Il gatto Carlomagno, che "suonava il flauto, sputava le tagliatelle. / Viaggiava moltissimo in punta di piedi, / tenendosi a distanza dalla vasca da bagno..." serve, poi, per introdurre il lettore in un altro settore della produzione rodariana, quello dei testi ironici e grotteschi: non è un caso, infatti, che Storia di un gatto, poesia abbastanza simile a quella edita da Einaudi, sia uscita nel '68 su "Il Caffé" di Vicari (è stata ripubblicata tre anni fa dagli Editori Riuniti nel volume Il cane di Magonza ottimamente curato da Carmine De Luca) e quindi sia stata destinata ad un pubblico ben diverso da quello abituale.
D'altra parte la satira amara che caratterizza certi testi per adulti di Gianni Rodari si riscontra anche in parte della sua produzione per l'infanzia: da alcuni brani di Novelle fatte a macchina (Einaudi, 1973) all'odierna filastrocca Il gatto e il topo in cui un topo di biblioteca abituato a mangiare topi di carta finisce per incoscienza e presunzione preda di "un gatto in carne e ossa, / con artigli lunghi un bel po'..." : — "Eccellenza, c'è un equivoco, / uno scambio di persona... / Sono un topo letterato, / la mia carne non è buona...".
A Il secondo libro delle filastrocche non mancano neppure esempi di nonsense (Un geometra sfortunato) e riferimenti ad altri temi tipicamente rodariani, dai viaggi di Giovannino Perdigiorno (Gli uomini di paglia) alla necessità di capire il linguaggio "internazionale" dei bambini vero elemento di sincerità e uguaglianza in un mondo di violenza e ingiustizia...

Il secondo libro delle filastrocche potrebbe dunque costituire un'antologia rodariana abbastanza completa, se la casualità con cui è disposto il materiale non rendesse difficile l'identificazione dei temi e delle diverse fasi della produzione di Rodari. Di occasioni mancate (e di inattesi successi) è piena la storia della letteratura per l'infanzia, ma in questo caso alla confusa sistemazione del materiale poetico si aggiunge il maldestro tentativo di legare il nome di Gianni Rodari ad un'operazione di bassa cucina editoriale e questo non può lasciare indifferenti coloro che nel "favoloso Gianni" riconoscono non solo un classico della letteratura per l'infanzia, ma anche uno degli intellettuali più lucidi di quella generazione venuta fuori dalle macerie della guerra.

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