12.11.14

Sesso e storia. La Regina degli Scacchi e la potenza del femminile

Il testo, privo di firma, è tratto da uno "speciale" del "manifesto" dedicato agli scacchi. L'autore potrebbe essere Marco D'Eramo, curatore dell'inserto.(S.L.L.)
Si potrebbe pensare che gli scacchi siano uno dei giochi più stabili del mondo.
Ma già nel passaggio dall'India alla Cina la scacchiera si modificò da 8x8 case a 9x9, e dette luogo al gioco «dell'Elefante». Oggi gli scacchi cinesi appaiono all'incirca così: due rettangoli, con 32 intersezioni (8x4), sono divisi da un «fiume», una zona neutra che «separa la terra dei Chu da quella degli Han» (due stati che lottavano per la supremazia nel 206 a.C.). I pezzi, neri e rossi, sono posti all'intersezione delle linee e sono: un generale, due consiglieri, due elefanti, due cavalli, due carri, due cannoni e cinque soldati. E Tamerlano si dedicò a complicare ulteriormente il gioco: ma questa variante durò esattamente quanto il suo impero e il fulgore di Samarcanda. Come novità piuttosto tarda si può citare l'«arrocco», in inglese il «castling», che fu introdotto solo nel '600.
Ma i due pezzi che hanno subito le maggiori variazioni sono l'alfiere e la donna. Intanto l'alfiere è attualmente l'unico pezzo che in occidente abbia nomi diversi quasi in tutte le lingue. In origine era l'elefante, e secondo alcuni, il suo nome era «el-fil» da cui appunto deriverebbe il nostro al-fil, alfiere. Solo in russo, l'alfiere si chiama «slon», «elefante» (mentre la torre si chiama «ladya», «barca», e la regina ha mantenuto il nome persiano, «ferz»). Ma perché lo stesso pezzo, l'alfiere, si chiama in inglese il «bishop», il «vescovo», in francese il «fou», il «buffone» o giullare del re, in tedesco «der Laùfer», il «corridore»? Tanto più che, quando fu introdotto in Europa, l'Alfiere non poteva, come oggi, spaziare per tutta la lunghezza delle due diagonali che si dipartono dalla casa che occupa. Poteva solo spostarsi, sempre in diagonale, ma di due case e basta. Era quindi un pezzo territorialmente delimitato.
Ancora più intrigante è il cambiamento subito dal pezzo più potente di tutta la scacchiera, la donna. Non convincono molto le ragioni fìlologiche che fanno passare dal «ferz» (visir) persiano alla «fercia» latina, da questa alla «vierge» dei poeti medievali e ancora alla «vierge» («la vergine») e da questa alla «regina». Ci deve essere qualcosa di più profondo se nel frattempo questo pezzo cambia non solo sesso, ma anche funzione nella scacchiera. All'inizio è un pezzo debole, sostanzialmente debole quanto il pedone (il soldato semplice, la truppa, è un pezzo che non ha mai cambiato natura nella millenaria storia degli scacchi). Se il pedone può solo avanzare di una casa, quello che oggi è la regina poteva muoversi in avanti e indietro sì, ma solo di una casa e solo sulle diagonali. Aveva quindi libertà di movimento persino minore di quella del re che poteva muoversi anche sulle orizzontali e verticali (per quanto sempre di una sola casa).
E' solo nel '400 che la regina diventa un pezzo potentissimo. che può muoversi lungo tutte le orizzontali e verticali, come la torre, ma anche lungo le diagonali, come l'alfiere. Ci sarà chi vorrà attribuire alla regina anche la possibilità di muoversi come un cavallo ma, non si sa perché, quest'ulteriore potenziamento del pezzo non è mai stato accettato.
Questa variazione di nome, di sesso, di potenza, è per lo più considerata una curiosità. La stessa letteratura psicoanalitica si appunta di solito sulla figura del Re e non su quella della Regina: variazioni sulla componente edipica e su quella omosessuale sono tracciate a partire dalla debolezza funzionale del re. Ma perché la Donna, da maschio sia diventato femmina, da debole potente, e tutto in Occidente, nello scorcio di tempo che porta dal medioevo alla modernità, questa domanda resta ancora interrogativa. In una lettera a Reuben Fine. Ernst Jones (autore di uno studio psicanalitico, The problem of Paul Morphy, 1930) scrive: «Penso tuttora che vi sia un mistero attorno alla sostituzione del Gran Visir con la Regina: lei sembra giudicare fondamentale quest'ultima. Dietro tutto questo c'è forse una questione di figura materna e di pene paterno».
Per di più. gli scacchi sono un gioco maschile, anche se a partire dalla fine '800 si sono moltiplicate le giocatrici donne. Il primo torneo internazionale femminile è del 1897. Poi sono apparsi i campionati del mondo e le Olimpiadi femminili. Ogni tanto si parla di sorelle precoci e geniali negli scacchi (qualche anno fa due piccole statunitensi, oggi due ungheresi). Ma in Occidente la potenza della Donna sulla scacchiera si contrappone a una diffidenza delle donne davanti alla scacchiera.

da Scacco matto, "la talpa giovedì - il manifesto", 13 dicembre 1990

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