16.11.14

Lettera ad una amica. Italo Svevo scrive a Marie Anne Camnène (1926)

Marie Anne Comnène, di antica famiglia greca e di lingua francese, nacque in Corsica nel 1887 e morì nel 1978 a Parigi. Fu scrittrice in proprio e traduttrice dall'italiano, aiutata in ciò da un annoso soggiorno fiorentino. Era moglie del critico Benjanin Cremieux, lo “scopritore” francese dei romanzi di Italo Svevo, che sarebbe morto nel campo di Buchenwald nel 1944. Insieme a lui la Comnène curò la traduzione in francese dei più importanti drammi di Pirandello.
La lettera che segue, firmata Ettore Schmitz (il nome anagrafico di Italo Svevo), affettuosa e cortese, si conclude con l'invito dello scrittore triestino a tradurre La Coscienza di Zeno. La scrittrice declinerà l'invito mettendo avanti non solo le proprie incessanti emicranie, ma anche le aspettative di Svevo, che le affidavano una troppo grande responsabilità. Su suggerimento di Cremieux la traduzione verrà poi affidata a Paul-Henri Michel. Riguttini e Fornacciari, citati nella lettera, sono due filologi toscani dell'Ottocento, autori, rispettivamente, di un Vocabolario (insieme a Pietro Fanfani) e di un manuale di “bello scrivere”: i loro nomi sono fatti a proposito della critica fatta a Svevo da diversi recensori di non scrivere in buon italiano. (S.L.L.)

Villa Veneziani
Trieste 10
16 Marzo 1926
Esimia Signora e cara amica,
Chi Le scrive ora è un uomo quasi celebre. Uno più o meno dell'altro, ogni giornale d'Italia ha fatto il mio nome con termini più o meno lusinghieri. Di critica non v'è questione. Dicono che verrà. Intanto mi gettano sulla testa Riguttini e Fornacciari, roba pesante ma che non mi fa male. Sono sempre sorpreso dell'effetto del calcio poderoso del Crémieux. Sono noto a tutti. A Trieste — persino — cominciano a compiacersi di avermi fra di loro... ancora per breve tempo.
Se Le dicessi che stavo meglio prima, Le direi una bugia perché ricordo la mia torva impazienza che m'induceva di seccare il prossimo. Posso dirle però che allora mi figuravo che ora sarei stato meglio di quanto ora sto. Si vede da me che a questo mondo non si sta mai bene. Dicono che da ciò viene il progresso.
Ed io voglio il progresso! Posso avere due parole, due sole parole da chi mi confortò nel periodo della mia infantile impazienza? Perché ho da starne senza ora che sto tanto meglio? Io confido che la Sua famigliuola, cioè Lei, Suo marito e il piccolo Francis stiano bene. Dio sa se Suo marito ha ricevuto il mio volume con l'abbreviazione di 10 pagine, 2 righe e anche 1/2 parola. Lavorerebbe Lei alla traduzione? Se si, non perda tempo ma mandi una cartolina vuota magari senza firma. Sarà una vera, grande gioia questa.
Le bacio devotamente la mano.
Suo devotissimo

Ettore Schmitz

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