27.11.14

La “pina Marì”. Dedicato a Maria Romanelli

Maria Romanelli è una mia simpatica conoscenza telematica, con cui scambio tramite fb scampoli di dialogo, saluti, auguri, link. L'altro giorno - era il suo compleanno – ho scoperto che i più intimi la chiamano “Pina”, il che (come sotto spiego) mi ha riportato alla mente immagini della primissima infanzia. Le ho perciò dedicato le righe che ho scritto e qui ripropongo lievemente rimaneggiate. (S.L.L.)

Conobbi, bimbo, una sorella di mia bisnonna di nome Maria. Vedova, senza figli, coperta da un antico scialle, nero, veniva a trovare la mia giovanissima mamma. La cosa che più ricordo, oltre all'abito nero e allo scialle, è che, quando ero malato (ai bambini capita), mi teneva in braccio infagottato per farmi sudare, convinta che così si combattesse la febbre e la malattia.
Al mio paese c'è un modo affettuoso di chiamare gli zii e le zie (e anche i prozii e le prozie): si dice pinu e pina. E la cosa non ha alcun rapporto con il nome di Giuseppe o Giuseppina: lo zio Melchiorre è pinu Marsioni, la zia Elisabetta è pina Sabé. Ziu o il tronco , zia o il tronco zà, come apposizione, spesso non hanno invece il valore di zio, ma sono appellativi di rispetto, che si estendono a persone senza alcun legame di parentela. Accadeva così che si chiamasse zì Totò il cartolaio di nome Salvatore dove acquistavi inchiostro e pennini, e pinu Totò il proprio zio paterno che portava lo stesso nome. Quella vecchissima zia, dunque, da mia madre, mia nonna e anche da me era chiamata pina Marì.
Ho scoperto, qui sul tuo diario, che qualcuno chiama Pina anche te, cara Maria Romanelli. L'accostamento di Pina e Maria ha fatto riaffiorare in me questo ricordo, uno dei più lontani. Te ne ringrazio e te lo regalo per il compleanno. Tante cose belle a te e a tutti i tuoi cari.


Da fb, 24 novembre 2014  

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