20.11.14

Il senso della Rivoluzione d'Ottobre (Giovanni Giudici)

Giovanni Giudici
Tra le risposte alla domanda sul significato della Rivoluzione d'Ottobre rivolta a molti intellettuali italiani da “l'Unità”, nel 1967, in occasione del cinquantenario, spicca questa, del poeta Giovanni Giudici. (S.L.L.)

Credo che il senso della rivoluzione comunista d'Ottobre sia molto bene espresso nelle parole che Pasternak fa pronunciare al suo Zivago: "Questa cosa mai accaduta, questo prodigio della storia, questa rivelazione, si manifesta nel fitto stesso della quotidianità che continua senza alcun riguardo ad essa. Non fu cominciata dal principio, ma dalla metà, senza una data scelta in anticipo, il primo giorno che capita, in mezzo ai tram che scorrazzano per la città. Così inopportuno e insieme tempestivo può essere solo ciò che è grande".
Vorrei a queste aggiungere poche altre parole. La rivoluzione è l'uomo che porta confidenza nell'uomo, è l'uomo che conquista il privilegio di essere se stesso contro lo sfruttamento, l'oppressione, la rassegnazione, il sospetto, la menzogna, la paura — anche, ed a maggior ragione, laddove il rapporto capitalistico di produzione sia stato abolito.
Questa 'grazia liberatrice' della rivoluzione è verificabile ancora oggi nell'Unione Sovietica, dove nonostante gli orrori dello stalinismo, nonostante tutto, l'Ottobre 1917 agisce tuttora, resiste come un respiro inestinguibile: a differenza di quanto avviene in altri paesi socialisti, dove un Ottobre come quello non c'è mai stato. Dovunque prevalgano reazione o controrivoluzione, polizia o burocrazia, il futuro è della rivoluzione: della verità.
La rivoluzione si commemora facendola, continuandola, combattendo tutto ciò che è controrivoluzionario, all'esterno della rivoluzione, all'interno della rivoluzione, nella coscienza individuale, nel rapporto fra gli individui. Ogni altra commemorazione è inutile amore del passato.


L'Unità, 5 Novembre 1967

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