2.11.14

Chi fu, veramente, la contessa di Castiglione? (Elena Guicciardi)

Parigi Il 28 novembre 1899 moriva a Parigi, in un povero appartamentino, Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, celebre in Italia e in Francia per la sua bellezza, che conobbe un' effimera gloria grazie a una breve avventura con l' imperatore Napoleone III.
E' un anniversario che ha suscitato varie iniziative. Anzitutto quella di ripristinare la tomba dell'eroina, situata nel cimitero parigino del Père Lachaise (iniziativa promossa dall'associazione del premio Grinzane Cavour). Poi l'organizzazione della mostra di foto e di ritratti che ne celebrano la bellezza, presentata fino al 23 gennaio al Museo d'Orsay, mentre in Italia sono in corso di allestimento altre manifestazioni che si svolgeranno in primavera al palazzo Cavour a Torino e al castello di Costigliole di Asti, la residenza piemontese della contessa. Nel corso di un colloquio all'Istituto italiano di cultura di Parigi si è parlato di queste commemorazioni e si è cercato di mettere a fuoco la fisionomia complessa dell'eroina. Chi fu in realtà la Castiglione, questa donna piena di contraddizioni, definita a Metternich come "la più bella del mondo", che, grazie ai suoi amori con Napoleone III, esercitò temporaneamente un'influenza sui rapporti franco-italiani e conobbe la ricchezza e la gloria, prima di morire sola e derelitta?
Per lo scrittore Alain Elkann, la contessa si identifica fin dalla più tenera età con "un oggetto da vendere": vende se stessa, sperpera il proprio denaro e quello del marito tradito, e alla fine sarà ridotta a vivere come una poveraccia in due miserabili stanzette.
Alberto Arbasino - riferendosi a un libro di Salvator Gotta che conobbe un gran successo negli anni Quaranta - definisce la Castiglione come un'eroina da feuilleton: un'eroina triste, che non sorride mai, sempre depressa.
Lo storico Alain Decaux, che esordì precisamente con un libro sulla contessa (dopo aver scoperto l'originale del suo diario intimo, di cui sente ancora il profumo) si interessa soprattutto ai rapporti che la giovanissima Virginie ebbe, dai diciassette ai vent'anni, con Napoleone III. E insiste su un particolare: fu suo cugino, il conte di Cavour, a incoraggiare questa relazione amorosa ai fini della propria politica estera.

“la Repubblica”, 15 dicembre 1999



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