8.10.14

La primavera di Valter Corelli. Un ricordo (E.Q - "micropolis" settembre 2014)

Ai primi d'agosto è morto a sessantanove anni Valter Corelli, milanese di nascita, ma perugino ed umbro d'elezione, amante appassionato della terra che lo aveva accolto sul finire degli anni 50, al punto di farne proprio il dialetto e usarlo con la disinvoltura dei nativi anche in poesia.
Lo si ricorda soprattutto come attore, ma fu in verità figura poliedrica, in molti modi presente nella vita culturale dell'Umbria. Erano i primi anni settanta, quando, sull’onda delle ventate innovative che coinvolsero la scuola, nella sperimentazione che si fece alla scuola media “Fiumi” di Assisi, preside Marcello Fruttini, il giovane insegnante di matematica Valter Corelli svolse un ruolo di notevole importanza per garantire il successo di quei nuovi sistemi didattici. La sua fantasia, l’energia, la convinzione che lo contraddistinguevano, marcarono fortemente quegli anni. La vicinanza poi con Giampiero Frondini gli valse un approfondimento, una verifica delle sue qualità teatrali che volse al servizio dell’insegnamento con un’efficacia di cui resta memoria, portatore di un entusiasmo purtroppo cancellato dalla restaurazione.
Ma Valter era uomo di teatro, ne interpretò tutti i ruoli, visitando tempi e spazi e dando vita a idee e personaggi che, grazie a lui, sono stati estratti dall’oblio. Il volto impareggiabile, la voce sonora e versatile, la presenza scenica erano sontuoso complemento della sua abilità di scrittore sceneggiatore regista. Indimenticato lo spettacolo e libro, La veridica e fantasiosa storia del brigante Cinicchia, un fuorilegge che a fine ottocento che aveva terrorizzato ricchi e poveri tra Assisi e l’Appennino retrostante. Corelli ne aveva studiato le vicende e l’aveva reso un evento teatrale e letterario che si aggiornava ad ogni rappresentazione. Il suo Missione Annibale fu replicato per 11 anni ogni estate a Tuoro sul Trasimeno, continuando ad attrarre spettatori. Aveva un tratto gentile che cozzava con il suo aspetto rude, imponente, e il contrasto rendeva la sua figura ancor più spendibile artisticamente.
Negli ultimi anni a Corelli aveva dedicato tempo e fantasia ai “social network” e da questa esperienza aveva tratto un libretto prezioso Chi è di sceMa?, pubblicato da Era Nuova all'inizio di quest'anno, raccolta di aforismi, poesiole, dialoghetti, alla maniera di Achille Campanile, spesso geniali, con surreali risonanze, ma solidamente impiantati nella materialità e corporalità dell'esistenza. Aveva inventato il “minimonologo per attori in cerca di ribalta”, una forma felicissima, basata sulla posposizione del titolo, che ha continuato a utilizzare su fb anche dopo l'uscita del libro. Ne offriamo un piccolo saggio nel riquadro.
Valter era anche un compagno: atipico, non allineato, ma generoso, compagno di cuore e di testa. Ce lo ricordiamo nelle lotte del lavoro e in quelle per la pace, nelle battaglie civili, contro la mafia o per i diritti di gay e lesbiche, presente e creativo, sempre disponibile a un contributo di ideazione e di presenza. C'è traccia nel diario dell'ultimo anno di una grande amarezza politica, il dubbio che stia trionfando un ceto politico famelico e cinico in cui una finta destra e una finta sinistra si spartiscono tutto quel che riescono ad arraffare. Ma questo non gli impedisce di ritrovare entusiasmo e combattività per sé e per gli altri tutte le volte che vede aprirsi uno spiraglio, come per la presentazione alle europee della lista per Tsipras. C'è una sua poesia alla notte, bella, a ricordarci la sua irriducibilità: “E l canto va a volà sopra i palazzi. / Tu fredda par che vòl èsse più nera. / Ce l so che nne l sopporti, che te ncazzi, / ma canto: “Ha da venì la primavera!”.


“micropolis”, settembre 2014 

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