22.9.14

“Gentrificazione”. Come cambia Milano (Giorgio Ghiglione)

Gentrificazione è una parola che in italiano non esiste. Neologismo derivato dall'inglese Gentry, i nobili di basso livello, indica la colonizzazione di un quartiere popolare da parte della classe borghese. Come è accaduto a Brera. Un tempo, prima della chiusura delle case di piacere, Brera era la zona dei bordelli, degli intellettuali, qui è nato il Futurismo e ci vivevano scrittori come Luciano Bianciardi: una zona popolare, dove gli artisti vivevano accanto agli spazzini che avevano il dormitorio in via Madonnina. Oggi Brera è uno dei ritrovi più chic di Milano. La zona è molto bella e molto centrale, tanto da attrarre un piccolo esercito di liberi professionisti, poco dopo arrivano anche le griffe di moda, che si spostano da via Montenapoleone. Fra gli abitanti c'è chi vende a prezzi da capogiro e chi viene sfrattato. Via gli artigiani e le trattorie e dentro boutique e gioielleria. Scompaiono anche gli intellettuali: l'ultimo baluardo, la "Libreria da Brera", ha chiuso nel 2012. Troppo alti i canoni d'affitto se si pensa che acquistare un immobile nel quartiere costa circa 10 mila euro al metro quadro, solo 3 mila euro in meno della zona Duomo.
La gentrificazione però non è un fenomeno che riguarda solo il centro cittadino. Basta pensare alla zona di Porta Genova. Per secoli i navigli erano porta d'accesso fluviale a Milano. Intorno un quartiere dall'anima proletaria e piccolo borghese. Oggi però è diventato una delle zone più trendy di Milano, con immobili che costano 5 mila euro al metro quadro. La trasformazione inizia negli Anni 80: le case di ringhiera vengono ristrutturate e la zona inizia a trasformarsi, le prime a scomparire sono le osterie, poi gli artigiani e infine a metà degli anni 2000 gli ultimi artisti. Oggi il quartiere ha perso non solo la sua anima popolare ma, lamentano i residenti, anche buona parte dei suoi negozi. Al loro posto pub, ristoranti e locali notturni.


“pagina99we”, 26 luglio 2014

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