3.6.14

La storia delle àncore

Ancora preistorica in pietra di circa 50 chilogrammi
recuperata dalla Guardia di Finanza di Alghero nel 2012
In un vecchio numero del “Calendario del Popolo”, in un articolo non firmato trovo una sorta di storia dell'àncora non molto approfondita, ma utile per un primo approccio. (S.L.L.)

Da tempo immemorabile l'ancora rappresenta il simbolo della marineria. Si può dire anzi che essa costituisca addirittura il simbolo più popolare e più universalmente usato: campeggia su stemmi e su bandiere, sul berretto degli ammiragli e su quello dei bagnini, sulle spalline degli ufficiali e sulle magliette dei bambini, è stampata sulle liste dei ristoranti specializzati in manicaretti a base di pesce ed è tatuata sulle braccia muscolose dei pescatori. Gli psicanalisti direbbero che la ragione del suo enorme successo va ricercata nel fatto che alla ancora è associata una sensazione di sicurezza e quindi di distensione e di protezione, atta a correggere quel senso di insicurezza che è tipico dell'uomo, nonostante le sue arie di dominatore e di re della natura. Ma, a parte ogni interpretazione più o meno valida, bisogna riconoscere che l'ancora ha esercitato un notevole fascino su tutti i popoli e in tutte le epoche e che, se il suo simbolo stilizzato fosse stato inventato da un designer, questi sarebbe senz'altro diventato il più ricercato pubblicitario del mondo.
Considerando la cosa da un punto di vista storico, dobbiamo invece constatare che l'ancoraggio rappresenta una tecnica relativamente recente. L'arte della navigazione nacque circa 7.000 anni fa, ma per migliaia e migliaia di anni gli antenati dei nostri marinai furono costretti a sobbarcarsi l'ardua fatica di trascinare la loro nave sulla riva quando giungevano a destinazione o quando dovevano mettersi al riparo dalla furia dei venti e degli elementi. All'inizio la nave veniva portata in secca a forza di braccia; successivamente fu inventato una specie di argano che, con l'aiuto di robuste corde, consentiva di risparmiare tempo e fatica. Questo tipo di argano viene usato ancor oggi in molti villaggi di pescatori e negli squeri in cui vengono effettuate le riparazioni delle imbarcazioni di piccolo cabotaggio.
Quando è stata inventata l'ancora, e da chi? E questa una domanda a cui è impossibile dare una risposta. Sappiamo solo, grazie a un geroglifico egiziano, che nel 1500 a.C. i navigatori usavano una rudimentale ancora costituita da una grossa pietra forata che veniva fissata alla nave per mezzo di una corda (fig.l). Si trattava evidentemente di un primo tentativo e piuttosto mal riuscito; perché su un sottofondo marino molle e fangoso un'ancora del genere finiva fatalmente per impantanarsi, mentre su un sottofondo compatto correva il rischio di venir trascinata dalle correnti. Un notevole miglioramento fu ottenuto intorno al 1000 a.C. con l'introduzione dell'ancora di legno, appesantita da sassi (fig. 2). Il suo uncino si fissava sul sottofondo impedendo il trascinamento o l'affondamento dell'asse principale dell'ancora, ma naturalmente non doveva essere sottoposto a trazione o a sforzi eccessivi; quindi non poteva essere usata in alto mare dove più forte è l'azione dei venti e delle correnti.
La situazione migliorò radicalmente con l'avvento dell'era dei metalli. Sembra che la prima ancora metallica sia stata realizzata dagli indiani intorno al 700 a.C. Per evitare un eccessivo insabbiamento dovuto alla pesantezza del nuovo materiale impiegato, essa venne munita di un secondo braccio simmetrico, ma privo di macinatura (fig. 3). Questo tipo di ancora fu usato, con lievi modifiche, fino al 1821, quando la costruzione di vascelli più pesanti e l'introduzione di argani più potenti permisero l'utilizzazione di un nuovo modello a uncini simmetrici atti ad aderire fortemente al sottofondo marino. Di questo modello vennero successivamente elaborate più di 100 varianti per arrivare poi all'«ancora Gruson» (fig. 4) oggi comunemente usata su quasi tutte le navi che solcano i mari del mondo.
La storia dell'ancora non finisce tuttavia così. Nel 1939 l'ingegnere inglese Danforth brevettò un tipo di ancora particolarmente adatta ai fondali melmosi, che è adottata da numerose marine come ancora supplementare o ancora «leggera» da usarsi in particolari circostanze.

La tecnica dell'ancoraggio è diventata oggi una specie di scienza, retta da leggi matematiche ben precise che indicano ai comandanti delle navi quante e quali ancore devono essere messe in opera in relazione ai venti, alla velocità delle correnti, alla natura dei fondali e al peso della nave. Ma, nonostante questa razionalizzazione e questa codificazione burocratica del suo impiego, l'ancora non ha cessato di esercitare su quanti amano il mare il suo primitivo fascino poetico.

"Calendario del popolo" n.317, marzo 1971

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