15.3.14

Classici. Laclos e la donna: una schiava pericolosa (Matilde Hochkofler)

Pierre Choderlos de Laclos
Quando il cinema scopre un autore lo fa tornare in libreria con opere edite e inedite. E' successo nel 1990 anche a Pierre Choderlos de Laclos di cui Sellerio ripescò L'educazione delle donne (poco prima che Le relazioni pericolose, portato l'anno prima sul grande schermo da Stephen Frears vi tornasse col Valmont di Milos Forman. Il testo che segue è dedicato proprio al capolavoro settecentesco un classico dalle molte possibili lettura. Questa, dal “manifesto”, lo interpreta secondo l’ottica della differenza di genere. (S.L.L.)
"Valmont " è un film di Milos Forman
ispirato a "Les liasons dangereuses"
«Non scrivete lettere, la cosa più saggia è far di se stessi il proprio confidente». Se la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont avessero potuto dare retta al consiglio di Stendhal non si sarebbe scatenata quella guerra dei sessi che è Les Liasons dangereuses. La stessa protagonista del romanzo non era tenera con le grafomani. Le più imprudenti le sembravano quelle che affidano le prove della loro debolezza all'amante di oggi in cui non sanno vedere il nemico di domani.
La struttura epistolare del libro non è fondamentale per Milos Forman, che ha preferito costruire il suo film lavorando sui margini bianchi, divertendosi a scoprire quello che era successo prima e dopo le lettere. Valmont si apre ai grandi spazi della vita sociale del '700, agli scenari naturali dei parchi e delle ville di provincia; non c'è più la dimensione claustro-fobica e il gioco crudele su cui aveva puntato Frears.
Nonostante ci sia un abisso tra il romanzo-scandalo del 1782 e L'educazione delle donne di due anni dopo, entrambi ruotano intorno alla donna. Se è la donna che mette in moto l'intreccio del romanzo, c'è un'enorme differenza fra l'eroina intellettualistica tutta cervello e poco cuore abituata a prendere l'iniziativa nelle avventure galanti, e la donna sospesa tra natura e cultura che viene fuori dalle riflessioni filosofiche dominate dal modello rousseauiano di un eden naturale contrapposto alla corruzione sociale.
Armato, da brillante militare quale era, di nobili intenzioni e di buone letture, Laclos sembra voler promettere un antesignano manifesto femminista: «Donne avvicinatevi e ascoltate! ...Riflettete sul fatto che nate compagne dell'uomo ne siete diventate schiave; riflettete come cadute in questo stato abietto voi siate arrivate ad adattarvici e finanche a considerarlo come il vostro stato naturale; e infine come, sempre più degradate dalla lunga abitudine alla schiavitù, abbiate finito col preferire vizi avvilenti ma comodi alle virtù più faticose e proprie di un essere libero e rispettabile». Ma l'ardore si sgonfia subito per lasciare il posto a una precettistica tutta maschile che sancisce l'esistente. La donna allo stato naturale è felice solo perché trova il suo massima appagamento nel riconoscersi come riproduttrice, gusta l'amore materno ma non ne soffre le inquietudini, vede fuggire senza rimpianti una felice giovinezza, quando invecchia è immune dalle malattie e dal ridicolo. La proclamata «libertà naturale» della donna si limita in realtà a un benessere fisiologico. Con l'intervento della società, uomo e donna che la natura ha creato liberi diventano tiranno e schiava. Le donne, più deboli, sono state necessariamente oppresse. Solo dopo secoli di esperienza hanno finalmente imparato a sostituire l'astuzia alla forza e hanno scoperto l'arte della seduzione.
Proprio sugli intrighi della seduzione Laclos aveva fondato Le relazioni pericolose, e ne aveva condannato gli eccessi facendo finire tragicamente corruttori e corrotti. Ma nei consigli alle giovinette ricade nella tentazione di insegnare l'arte di sedurre. Con lo stesso compiacimento quando consiglia di ridurre l'emozione del piacere per restare giovani, la stessa insinuante partecipazione quando prescrive il bagno giornaliero, la stessa consumata esperienza di dongiovanni quando suggerisce un profumo leggero per non diminuire l'eccitazione dell'amante. «L'aspetto attira ma è il corpo che trattiene. L'uno è la rete, l'altro è la gabbia».
Accanto alla bellezza – un cocktail di freschezza, altezza e forza ottenuto con un regime di vita equilibrato e igienico senza veglie, eccessi, bevande alcoliche, raggi intensi del sole, freddo eccessivo, vita sedentaria, aria stagnante - si deve accrescere il proprio bagaglio di idee perché dei begli occhi rimangono freddi e inespressivi se l'anima è insensibile e la mente vuota. L'elenco delle letture, degno dello spirito enciclopedico dell'epoca, va dai filosofi greci alle vite degli uomini  illustri di Plutarco, dalle lettere sull'Inghilterra di Lord Lidleton alla storia francese dell'abate Millot, dai moralisti moderni ai romanzi da leggere con qualche prudenza per non «appassire la ingenua innocenza che costituisce il fascino della giovinezza».
L'allieva modello deve leggere soprattutto per rendersi più apprezzata quale oggetto di desiderio, per imparare a parlare con gli altri il loro linguaggio. E' molto lontana questa donna dimezzata, camaleonticamente incanalata nella incapacità di essere se stessa, che vive solo in funzione degli altri, dalla marchesa di Merteuil che si serve del Sofà di Crebillon, della Nuova Eloisa di Rousseau, dei racconti di La Fontaine per giocare il suo amante interpretando con lui i ruoli appresi nei libri. Le relazioni pericolose sarebbe stato assolutamente bandito dalla biblioteca ideale di Laclos. Nessuna fanciulla avrebbe dovuto prendere a modello la signora di Merteuil che proclama di essere nata per vendicare il suo sesso e dominare l'altro. Che si serve spregiudicatamente per i suoi incontri galanti di una garconnière. Lo stesso tipo di donna che l'autore preconizza nel suo trattato come troppo infelice se costretta a restare nel proprio ruolo e troppo pericolosa se avesse tentato di uscirne.
Romanzo e trattato aprono uno spiraglio contraddittorio su un secolo ormai agli sgoccioli, ancora apparentemente ossequioso delle convenzioni morali ma già presago degli sconvolgimenti imminenti. Se la rivendicazione dei diritti delle donne avviata durante la rivoluzione è affossata dalla costituzione napoleonica, che del marito ripristina l’autorità assoluta sull'intera famiglia, il seme è gettato. Negli ultimi anni della sua vita Laclos progetta, ma non ne farà nulla, un nuovo romanzo destinato a celebrare la felicità nel matrimonio con cui avrebbe proseguito la sua ricognizione sulla donna, il soggetto in cambiamento da cui era ossessionato.


“il manifesto”, 14 marzo 1990

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