15.2.14

Luciano Bianciardi da giovane. A Roma la politica si fa dopo cena (dai Diari 1944-46)

Anni 40 del Novecento. Bianciardi (al centro) con due amici
La politica, a Roma, il popolo la fa dopo cena, per la strada. Il giorno lavora e, dopo mangiato, scende e fa quattro chiacchiere. Entra nel crocchio che si è formato non si sa come, dice la sua, ascolta e se ne va. Convinto che chi parla con lui è pagato: ma non gli interessa, perché lui vuol solo digerire.
In piazza Esedra mi spostavo validamente da un settore all'altro, e litigavo, alzavo la voce. Tiravo fuori ricordi di esami e di giornali: ma mi son convinto di non avere stoffa di oratore da contraddittorio. Paolicchi, che pure è comunista ortodosso e forse un po' fanatico, riusciva meglio di me.

Ricordo il volto scarno e allucinato di un monarchico che parlava fitto fitto. Con l'indice ed il pollice della sinistra formava un cerchio stretto e lo portava all'angolo della bocca, come per fare una pernacchia. Ma per lui voleva dire altoparlante, demagogia, Togliatti.

da Luciano Bianciardi, L'Antimeridiano, Edizioni Isbn, Milano 2005

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