2.10.13

Autunno (di Leonardo Sciascia)

Anders Zorn, La pentola di patate
La natura sembra essersi arresa alla convenzione. Non ho mai visto un autunno più autunno di questo, più indefettibile: nei colori delle acque, del cielo, delle rade nuvole, degli alberi; nella dolcezza dell'aria; negli odori. Se non in qualche quadro. Ecco: ci si sente come dentro un quadro. O meglio: come in un luogo, una stagione, un'ora che sono state fermate in quadro famoso; irripetibilmente, come si usa dire: e invece si ridiscioglie e si ripete per noi, intorno a noi. Un quadro di Camille Pissarro? Ma no, di Anders Zorn. E così finalmente, nella sua terra, in quest'aria trasparente e dolcissima, tutte le donne nude delle sue acqueforti e dei suoi quadri tra gli alberi, sulle rive scoscese, immerse nelle acque limpide o che ne escono madide — trovano, per così dire, un'anagrafe.

Zorn ha risolto la sua vita in una specie di ubiquità. Parigi e la Svezia. Molto parigino e al tempo stesso molto svedese. Se si guarda il grande catalogo della sua opera grafica, si ha l'impressione che abbia vissuto due vite: una a Parigi, ritraendo donne di piccola virtù o di grande rango, artisti e scrittori celebri, uomini d'affari; un'altra in Svezia, nella provincia svedese, a incidere donne nude in piena aria e interni di case contadine. Unico caso, credo, di artista o scrittore svedese infrancesato, nonostante il trapianto, tuttora considerato dagli svedesi felice, di una dinastia francese sul trono di Svezia.

da Nero su nero, Einaudi, 1979

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