28.8.13

Monumento al corbezzolo! Alberi patriottici e frutti cardinalizi (Tiziano Fratus)

A parte il castagno e l’ulivo, gli alberi da frutto difficilmente vengono considerati alberi monumentali, anche perché ciliegi, peschi, peri, pruni, meli o cachi difficilmente raggiungono dimensioni ragguardevoli ed eccezionalmente superano il secolo di vita. Alcuni anni fa l'associazione «Patriarchi della natura» curò la pubblicazione di un doppio volume dedicato agli alberi da frutto monumentali in Emilia Romagna (scaricabile dal sito della regione o da www.patriarchinatura.it ) che ha tolto di mezzo ogni dubbio: monumentale non significa soltanto mastodontico.
E così abbiamo scoperto che nel paesaggio agrario italiano esistono peri e meli bicentenari, melograni tricentenari, viti di quattro e seicento cui abbiamo una prima definizione da anni (in Trentino). E carrubi millenari, come se ne segnalano e ne ho potuti abbracciare (con gli occhi) nelle tenutete del Ragusano, in terra di Sicilia. Una pianta che può superare i cento anni di età è quella che ai nostri occhi  raramente supera la soglia dell'arbusto, ovvero il corbezzolo (Arbutus unedo), già conosciuto dai romani, e di cui abbiamo una prima definizione Plinio parte dell'immancabile Plinio il Vecchio (editori, sveglia! Manca un'edizione integrale del suo Naturalis historia in versione tascabile). Proprio la seconda parte della nomenclatura botanica dell'albero, coniata da Carlo Linneo, cioè «unedo», deriva dal fatto che Plinio non lo reputasse un frutto di valore, e quindi mangiandone uno non si sarebbe percepito il bisogno di continuare. Quanto si sbagliava!
Se esiste un frutto dal sapore squisito, delicato e stimolante, è proprio il corbezzolo maturo. Ecco da dove nasce la popolare espressione «Corbezzoli!». Talvolta se ne trovano addirittura nei parchi di ville storiche, come è capitato a chi scrive mentre si trovava a Varese nel giardino di Villa Panza, dove esiste una colonia dominata da un esemplare ultrasecolare spaccato al centro. 
Ma se ne trovano soprattutto lungo la fascia prealpina, in Maremma e nei territori collinari dell'Appennino, fino alle isole, dove si segnalano esemplari con tronchi di 2 metri e mezzo di circonferenza. A fine novembre i frutti, di rosso cardinale, quasi macerante, pendono dai ramoscelli, si spolpano fra le dita e deliziano il palato di chi osa. 
Qualche lettore ricorderà che nel Risorgimento il corbezzolo era considerato un albero patriottico, perché a fine autunno presenta, contemporaneamente, il bianco dei fiori a forma di piccolo canestro raccolti in racemi, il verde del fogliame, il rosso dei frutti maturi, i tre colori della bandiera dell'allora nascente Italia.

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