13.7.13

Il miracolo. Una poesia di Giovanni Pascoli (da "Myricae" con postilla)

Vedeste, al tocco suo, morte pupille!

Vedeste in cielo bianchi lastricati
con macchie azzurre tra le lastre rare;
bianche le fratte, bianchi erano i prati,
queto fumava un bianco casolare,
sfogliava il mandorlo ali di farfalle.

Vedeste l'erba lucido tappeto,
e sulle pietre il musco smeraldino;
tremava il verde ciuffo del canneto,
sbocciava la ninfea nell'acquitrino,
tra rane verdi e verdi raganelle.

Vedeste azzurro scendere il ruscello
fuori dei monti, fuor delle foreste,
e quelle creste, aereo castello,
tagliare in cielo un lembo più celeste:
era colore di viola il colle.

Vedeste in mezzo a nuvole di cloro
rossa raggiar la fuga de' palazzi
lungo la ripa, ed il tramonto d'oro
dalle vetrate vaporare a sprazzi,
a larghi fasci, a tremule scintille.

Dormono i corvi dentro i lecci oscuri
qualche fiaccola va pei cimiteri;
dentro i palazzi, dentro gli abituri,
al buio, accanto ai grandi letti neri,
dormono nere e piccole le culle.

Postilla
Nel finale della ballata Il miracolo il sonno dei bambini è il sonno eterno della morte e rinvia all'associazione culla-bara, nido-cimitero, all’intercambiabilità tra morti e vivi. Il miracolo - come ricorda Giuseppe Nava nel suo commento (Ed. Salerno 1978)  -  è un testo molto vicino alle Correspondances di Baudelaire e alle Voyelles di Rimbaud: il tema della poesia che dà la vista ai ciechi è, infatti, realizzato attraverso «gruppi d'immagini raccolte per associazione intorno a un colore fondamentale per ogni strofa, dal bianco al verde all'azzurro al rosso al nero, secondo una gradazione cromatica che va dai toni più delicati a quelli più accesi e infine a quelli più cupi. Ai colori sono strettamente correlati i suoni, secondo un procedimento sinestetico assai più rigoroso di quello rimbaudiano: ad ogni colore fondamentale corrisponde quasi sempre la costanza della vocale tonica in rima».

Nessun commento:

statistiche