3.4.13

Segalen, Gauguin e Rimbaud. Di esotismo si può morire (Anne-Marie Sauzeau)

Da un bell'articolo su "alias" di molti anni fa recupero un brano che mette a fuoco un tema centrale del Moderno novecentesco, la "crisi del soggetto", non solo individuale, vale a dire crisi dell'Io e, insieme, dell'Occidente. (S.L.L.)
George-Daniel de Monfreid (1856 - 1929), Ritratto di Victor Segalen, 1909
«Atuana, isole Marquises, 10 agosto 1903.
Sono entrato, con religioso rispetto, nella povera abitazione di Gauguin, un banale «farè» indigeno, vuoto ormai. Tutto quello che c'era sta dal governatore, per un'asta. Gauguin è morto l'8 maggio. Morfinomane, distrutto dall'alcool, il cuore che non ce la faceva più. La stessa mattina aveva chiamato il fedele Toika ma mentre quello andava a cercare qualche medicinale, è morto.
Era molto amato dagli indigeni, li difendeva dai gendarmes, dai missionari, da tutto quell'apparato di «civiltà» micidiale. E' stato lui a insegnare agli ultimi maori che si poteva rifiutare di andare, piccoli e grandi, alla scuola coloniale. E' stato lui l'ultimo sostenitore degli antichi culti. All'ingresso del «farè», sotto una tettoia sommaria, c'è una curiosa statua modellata da lui, una specie di Budda che avesse assunto i tratti di un volto maori. C'è anche una scritta: «TE ATUA, gli dei sono morti, Atuana muore della loro morte». Ho reso un ultimo omaggio a quell'uomo complesso, al grande artista, radicalmente esiliato, solo».

Così scrive Victor Segalen, medico della Marina coloniale francese e fine letterato, di stanza in Polinesia, giunto troppo tardi nell'isola di Atuana - otto giorni di mare da Papeete, capitale di Tahiti. 
A seguito di quei ricordi, raccolti nel volume Gauguin dans son dernier décor, scriverà un bel romanzo, gli Immémoriaux, tentativo di salvare con la scrittura - come Gauguin con la pittura - tutto il dire iniziatico di una cultura armoniosa, condannata a scomparire nel mimetismo storico. Infine, a partire dall'esperienza tahitiana, Segalen scrisse nel 1908 un saggio rimasto incompiuto: Saggio sull'esotismo, un'estetica del diverso.
Se la fine di Gauguin rientra nell'esperienza esotica, allora si tratta di un esotismo maudit? In altre parole, si può morire di esotismo, come accadde anche a Rimbaud, tornato appena in tempo per spegnersi sulla sponda europea del Mediterraneo, all'ospedale di Marsiglia? (strana coincidenza, era il 1891, lo stesso anno in cui Gauguin salpava per Tahiti...).
Quel loro esotismo inappagabile inaugura forse la coscienza infelice del ventesimo secolo, la crisi del soggetto?

Da un più ampio articolo su Gauguin, esule e pittore in “la talpa – il manifesto” 27/7/1989

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