13.4.13

Don Giovanni. Origine e storia di una leggenda… (Mara Cantoni)

L’articolo che segue con l’appendice che lo correda, l’uno e l’altra cura di Mara Cantoni, vennero pubblicati su “la lettura”, anno 47 maggio 1980, nella sezione “il mese de la lettura” come guida a uno spettacolo di Alberto e Gianni Buscaglia, ispirato al Convitato di Pietra del Cicognini, e rappresentato dalla Compagnia stabile del Teatro Filodrammatico di Milano per la regia degli autori. A prescindere dall’occasione a me sembrano utilissimi per un approccio a quello che resta un grande mito della modernità. (S.L.L.)
Ci sono personaggi che sembrano abitare la nostra cultura da sempre. I loro nomi, familiari, compaiono naturalmente nelle nostre conversazioni; ce ne serviamo come di comodi paragoni ed esempi significanti, li citiamo a sintesi di un discorso, talora li prendiamo a modello d'uno stile di vita; raramente ci chiediamo da dove siano venuti, se da lontano, e quanto tempo fa, e come mai sia accaduto che divenissero semplicemente simboli, prototipi, quintessenze. Don Giovanni, per esempio. Lo troviamo perfino sul dizionario della lingua italiana, scritto tutto attaccato: dongiovanni. Gran conquistatore ma incostante, è il tipo che seduce e abbandona; tanto è difficile resistergli, tanto è facile esserne calpestati; è adulatore ed egoista ma raffinato ed elegante, abile giocoliere dell'amore. Guardando al mondo della letteratura, i punti di riferimento immediati sono due: Molière e Mozart. Eppure, un lungo cammino aveva già percorso Don Giovanni prima di incontrare, nella seconda metà del '600, l'estro di Molière, e ancora doveva percorrerne dopo aver trovato, nel tardo '700, un'intesa preziosa con la sensibilità mozartiana. Era nato chissà dove e chissà quando, in qualche remota zona del Medio Evo, ma la sua leggenda prese una direzione più precisa soltanto nel XVI secolo, a Siviglia: Dom Juan Tenorio - si racconta - uccise una notte il Commendatore Ulloa dei Marchesi di Calatrava, dopo aver attentato all'onore di sua figlia; ma nel Convento di San Francesco dove il Commendatore era stato sepolto, Dom Juan pagò il prezzo delle sue dissolutezze: la statua del defunto, da lui schernito con un provocatorio invito a cena, lo trascinò all'Inferno.
La leggenda entrò subito nei drammi popolari, arricchendosi di dettagli. Nel 1630, ad esempio, Tirso de Molina, nel suo « El Burlador de Sevilla », affiancò a Dom Juan un servo, Catalinon, attribuendogli caratteri di segno contrario a quelli del suo padrone - figura questa che rimase nella tradizione. Frattanto uscito dalla Spagna e giunto in Italia, continuava il suo viaggio fortunato; molte commedie vennero intitolate al Convitato di pietra, ma soprattutto la sua storia entrò nel repertorio dei Comici dell'Arte, che ne alleggerirono il tono spostandolo dal dramma religioso verso la farsa. Come scenario di Commedia dell'Arte arrivò in Francia dove, sotto titoli diversi, le rappresentazioni si moltiplicarono. Solo allora venne Molière. E con lui il Don Giovanni che più conosciamo. L'immorale libertino, frivolo e superficiale, acquista tratti che lo fanno più complesso e interessante; se le sue mancanze vengono accentuate, e diventano ipocrisia, cinismo, corruzione, ateismo assoluto, i suoi vizi tentano di giustificarsi con un'esigenza di libero pensiero e di un essere senza vincoli. Molière non sta dalla sua parte, in un'epoca ancora lontana dall'intelligenza illuminista, ma nel suo Don Giovanni - condensato di vizi che aborrisce, così come la società che gli fa rappresentare - pone una forza nuova, vitale e ribelle. Dopo Molière, la storia di Don Giovanni continuò la sua diffusione, nelle piazze e nei teatri di marionette, in numerosissimi rifacimenti (anche Goldoni non mancò all'appuntamento, e scrisse un Don Giovanni Tenorio, ossia Il Dissoluto ») ed entrò nel teatro musicale come soggetto d'opera e di balletti. Ne approfittò Lorenzo da Ponte, librettista prolifico e uomo di mondo, che viveva nella Venezia libertina di Giacomo Casanova. Il personaggio di Don Giovanni trovò in lui un portavoce ideale, così come in Mozart, che musicò il libretto, ebbe l'interprete più alto e profondo della sua ricchezza di sfumature e della piega drammatica che già cominciava a segnare la sua leggerezza. Drammaticità che diventò carattere dominante,  come è naturale,  nel periodo romantico - da Byron a Grabbe, da Dumas padre a De Musset a Puskin... Ecco allora la ricerca dell'ideale e dell'assoluto, la vita, l'amore e la morte che si attraggono quanto si contrastano; ecco l'inquietudine e le contraddizioni che tormentano l'anima, la sua impossibilità a realizzarsi.
Come tutte le leggende, quella di Don Giovanni è passata attraverso le diverse epoche, nazioni e lingue, subendo modifiche e adattamenti per meglio conformarsi alla loro cultura; resta il fatto che ancora ci appartiene e ancora vive nei nostri teatri - e non soltanto nei teatri, ormai, dopo il recentissimo film di Losey - e negli spettacoli cui ci è dato di assistere…

APPENDICE
DON GIOVANNI IN TEATRO E NELLA LETTERATURA
La tragedia del Conte Leonzio rappresentata a Ingolstadt nel 1615 (narrata in Promontorium Malae Spei Impiis Pe-riculose navigantibus Propositum, di Padre Paolo Zehzntner S.f., 1643).
El Burlador de Sevilla, di Tirso de Molina (prima del 1630).
L'Ateista fulminato, scenario (raccolta ma­noscritta Biblioteca Casanatense, me­tà 1600).
Il Convitato di pietra (idem).
Il Convitato di pietra, di Giacinto Andrea Cicognini, circa 1630.
Le Festin de pierre, di Dorimond (1658).
Le Festin de pierre, di Villiers (1659).
Le Festin de pierre, scenario di Domenico Biancolelli (dopo il 1661).
Don Juan, di Molière, 1665.
L'Empio punito, di Filippo Acciaiuoli (1669).
Le Festin de pierre, di Rosimond (1669).
Il Libertino, di Thomas Shadwell (1676), musicato da Purcell.
Don Juan, di Thomas Corneille (1677).
No hay plazo que no se cumpla..., di Anto­nio de Zamora (1714).
Don Giovanni, di Carlo Goldoni (1730).
Don Giovanni, balletto di C.W. Gluck (1761).
Il Convitato di pietra, di A. Perrucci (1778).
Don Giovanni, di Giacomo Tritto (1783).
Il Convitato di pietra, opera di P Giovanni Gazzaniga (1787).
Don   Giovanni,   opera   di   W.A. Mozart (1787).
Don Giovanni, di Joan Helberg (per mario­nette, 1814).
Don Juan, novella di E.T.A. Hoffmann (pri­ma del 1820).
Don  Giovanni,  poema   di   George Byron (1824).
Don  Giovanni e  Faust,  di  CD. Grabbe (1829).
Il  Convitato di pietra, di Alexander Pu­skin (1830).
Il Convitato di pietra, di Giovanni Pacini (1832).
La Matinée de Don Juan, di Alfred De Musset (1833).
Le anime del purgatorio, di Prosper Mérimée (1834).
Don Juan de Maratta, di Alexandre Dumas padre (1837).
Don Juan Tenorio, di José Zorilla (1844).
Don Giovanni, poema di Lenau (1843).
Monsieur Jean, di Roger Vailland (1859).
Don Zuan, di Aleksej K. Tolstoi, poema (1862).
Il Convitato di pietra, di Alexander Dargominski (1872).
La morte di Don Giovanni, di A.M.G. Junqueiro, poema (1874).
La Fine di Don Giovanni di Paul von Heyse (1884).
Don Giovanni, poema sinfonico di Richard Strauss (1887).
Uomo e Superuomo, di George Bernard Shaw (1903).
La Dannazione di Don Giovanni, di Artu­ro Graf (1905).
L'ospite di pietra, di Lesja Ukrainka (1913).
L'ombra di Don Giovanni, di Franco Al­fano (1914).
Don   Giovanni   involontario, di Vitaliano Brancati (1943).
Don Giovanni o L'amore per la geometria, di Max Frisch (1962).

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