25.3.13

Neil Gwinn, il primo topless del teatro inglese (Masolino D'amico)

Eleanor (Nell) Gwyn nel ritratto di Simon Verelst
dopo la rimozione dei verecondi ritocchi dell'800
Da cameriera in un bordello ad amante del re
Un'immagine della mitica attrice Nell Gwyn (circa 1651-1687) ripulita dalla vereconda ridipintura ottocentesca è l'attrazione principale della bella mostra «The First Actresses» alla National Portrait Gallery con ritratti di costei e di sue illustri colleghe - tra cui la monumentale Mrs Siddons - fino all'età romantica. Lo stesso artista, Simon Verelst, aveva già immortalato la diva almeno un'altra volta, ma in una tenuta meno esplicita, ossia con una camicetta dotata del cosiddetto «nipple slip» o scollo morbido, che scivolando fa intravvedere un inizio di capezzolo. Nell Gwyn in topless totale tuttavia non era un'esclusiva della tela riscoperta. Il diarista Samuel Pepys, grande ammiratore della diva, possedeva un'incisione in bianco e nero, anch'essa esposta qui, che documenta come la diffusione delle pin-up cominci con la Restaurazione.
Nell Gwyn fu una delle primissime se non la primissima star femminile del teatro inglese. Fino alla sua generazione nessuna donna aveva mai calcato un palcoscenico britannico. San Paolo consentiva solo agli uomini di parlare in pubblico, pertanto le compagnie, compresa quella di Shakespeare, erano rigidamente unisex. Non contenti di tale limitazione, tuttavia, i puritani imposero al Parlamento, pochi anni prima della guerra civile conclusa col Commonwealth e con la decapitazione del re, addirittura la chiusura totale dei teatri. Quando la monarchia tornò nel 1660 il teatro inglese, che taceva da vent'anni, dovette dunque essere rifondato, e le due principali innovazioni che il nuovo sovrano Carlo II introdusse, prese dalla Francia dove aveva trascorso l'esilio, furono le scene dipinte e sostituibili durante lo spettacolo, e le attrici. Il nuovo prologo di un Otello dato nel 1661 annuncia che si vedrà una donna in carne e ossa, non un ragazzetto travestito.
Tuttavia nei primi anni il problema fu che attrici non ce n'erano. Era una professione da inventare, e inizialmente non attirò le figlie dei buoni borghesi reduci da un ventennio di regime puritano. Le apripista furono dunque reclutate nei bassifondi, e scozzonate alla meglio. Quelle più disinvolte si trovarono subito a loro agio nel comico, ma risultavano poco credibili nella tragedia, dove ci voleva un portamento che le grandi dame acquistavano mediante anni di disciplina. Il conte di Rochester vinse una scommessa prendendo una sciacquetta qualunque e trasformandola con sei mesi di dure lezioni in Madame Barry, la più ammirata tragediènne del tempo. Gli spettatori comunque non andavano per il sottile, e apprezzarono particolarmente le cosiddette «breeches parts», quelle in cui l'attrice doveva vestirsi da uomo: era l'occasione in cui si andava più vicino a vedere, sia pure così fasciate, un paio di gambe muliebri.
Di natali oscuri, da bambina Eleanor («Nell») Gwyn mesceva acquavite agli avventori di un bordello. A quattordici anni vendeva arance in un teatro, dove fu notata dall'attore Charles Hart, che le insegnò i rudimenti del mestiere. Nell era rossa di capelli, bianca di incarnato, vivace e molto spiritosa, sulla scena e fuori. Ben presto ebbe una tresca con Lord Buckhurst, amico e compagno di bagordi del surricordato Rochester. Infine diventò l'amante nientemeno che del re - amante ufficiale, madre di due maschi debitamente nominati Lord, rispettivamente Lord Beaufort e Lord Beauclaire. Portò il successo con allegria, senza rinnegare il suo lato plebeo: almeno in una occasione il suo linguaggio sboccato scandalizzò il predetto Pepys. Fu una celebrità con cui la gente familiarizzava, e tale è rimasta la sua immagine ancora oggi.
Tra le sue battute memorabili c'è quella di una volta che la folla assediò minacciosamente la sua carrozza, avendola scambiata per l'altra principale amante del re, Louise di Kéroualle, impopolare perché francese e notoria spia di Luigi XIV. Lei non si scompose, ma si affacciò e gridò: «Calma, ragazzi. Sono la puttana protestante!»

"La Stampa", 27 dicembre, 2011

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