20.3.13

L’odore del cabaret. Il Derby degli anni 60 (Chiara Beria Di Argentine)

Da un articolo de “La Stampa” la rievocazione di un pezzo di storia culturale, milanese e italiana.(S.L.L.)
Enzo Jannacci con Cochi e Renato in una serata al Derby
La parlata è nel suo puro stile «schizo». «Teocoli riapre il Derby? - attacca Enzo Jannacci - gli auguro fortuna. E' un bravo attore, non l'ho potuto aiutare, stavo in Usa per un Phd... No, a quei tempi al Derby - forse sono rincitrullito io - lui non lo ricordo. Nel nostro gruppo "Il motore" c'erano Cochi e Renato, Lino Toffolo, Felice Andreasi, Paolo Villaggio... Massimo Boldi suonava la batteria con quelli della "Pattuglia azzurra". Motore perché volevo una presenza ergonomica. Progettavamo di aprire un nostro locale vicino a Porta Vittoria, sul palco volevo uno scivolo e lo spettacolo doveva iniziare col rumore di un motore diesel. Ma non ci diedero i permessi... Era il 1962, Enrico Intra, musicista di grandissima qualità, m'invitò in quel locale in viale Monterosa di Gianni Bongiovanni. Si chiamava "Intra Derby club". Il primo spettacolo lo feci con Toffolo, il più bravo di tutti, poi venne Dario Fo. Teatro dell'assurdo, ironia ma molto studio. Ci misi due anni a scrivere Prete Liprando e il Giudizio di Dio. Facevamo sempre le 5 di mattina, in sala ricordo Bianciardi, Eco, Afeltra. Ora, non ci sono più interlocutori, sono ignoranti... Altro che far ridere con quattro battute su Prodi o Berlusconi, altro che scrivere canzoni! Mi girano i coglioni» […]
C'era una volta la Milano del boom che apriva le sue porte alle famiglie d'immigrati; una città certo meno ricca ma assai più generosa che sapeva scoprire e far crescere talenti d'ogni sorta. In quelle lontane notti per i tiratardi più mondani c'era lo Stork; chi amava il jazz andava nella palazzina liberty, zona San Siro, nel locale sotto l'albergo di proprietà di Gianni e Angela Bongioanni. Gianni, detto «il Bongio», e sua moglie avevano investito 120 milioni di lire, cifra notevole per quei tempi, per lanciare il posto. Rosa, la sorella di Angela, fa la guardarobiera; suo figlio, un simpatico ragazzino «terrunciello», si chiama Diego Abatantuono. Tavolini stipati in 200 metri, una pedana, il pianoforte. Addio rivista! Nasce così, in quegli anni ancor felici senza veline e reality, la piu' formidabile scuola di comici e artisti.
«Fu Jannacci a scoprirci e a portarci al Derby. Cochi e io guadagnavamo 5 mila lire in due a serata; chi veniva da fuori Milano, come Bruno Lauzi, prendeva qualcosa di più. La libertà era assoluta; fu subito un gran successo. Ogni sera in viale Monterosa c'era la ressa per entrare. Quando la sala era stracolma, per evitare problemi, Bongio alzava la scala di ferro, tipo ponte levatoio», ricorda Renato Pozzetto. Serate fantastiche. «Risate, whisky, e tirar l'alba per scroccare i maccheroni della Rosa o per giocare a scopone. Avevamo soprannominato Abatantuono "Lucciolo" perché doveva accendere le luci, ovvero un solo occhio di bue, per lo spettacolo. Mi ricordo tanta gente in sala; c'era anche Berlusconi con tutti i suoi capelli!», ride Bebo Martinotti, il consulente pubblicitario, spalla in quelle nottate del giovane Teocoli che aspirava come altri sconosciuti (da Funari a Columbro ad Antonio Ricci) a salire sulla famosa pedana. Tino Buazzelli e i Gufi, Gianfranco Funari e, dall'estero, Charles Aznavour e Quincy Jones. Mescolanza di generi, di artisti e anche di pubblico; quasi una piccola rivoluzione, nella città borghese e calvinista da sempre divisa da rigide barriere anche nel tempo libero. Frequentano il Derby il super clan interista dei Moratti e i signori degli elicotteri, gli Agusta; i Rizzoli e Giorgio e Anna Falck, Bettino Craxi, Enzo Tortora e Walter Chiari, Giorgio Strehler, Gianni Rivera, ma pure il benzinaio di viale Monterosa e il re della mala, Epaminonda, il solista del mitra, Luciano Lutring e Vallanzasca.
«I locali di Milano - scrive Oreste Del Buono - sono lo specchio per cogliere l'essenza di una città contraddittoria». E' tempo di buone risate. Grazie a Cochi e Renato che lo vedono esibirsi a Roma nel piccolo cabaret (20 posti) creato da Maurizio Costanzo sbarca al Derby Paolo Villaggio, già personaggio tv in Quelli della domenica con il suo fenomenale Professor Kranz. Trionfo. Villaggio confessa: «Quelli al Derby sono stati gli anni più felici della mia vita». Album di ricordi: «C'era un pubblico straordinario e un gruppo magnifico di artisti; Bongio, forse involontariamente, era un tipo geniale: sapeva cosa voleva la gente». E ancora. «Quella Milano - dal bar Giamaica, in Brera, al Salumaio di via Montenapoleone - era una città molto umana. Non giravano droghe pesanti. Non era ancora stata devastata dai nuovi ricchi, quei sarti ignoranti che si sono impossessati del suo centro […] Mi basterebbe risentire quell'inconfondibile odore del Derby! Fuori c'era il profumo intenso di una magnolia, dentro al locale quello forte della pipi' dei gatti di Angela. E poi, ricordo, l'odore di quella mia ragazza.. .». 

“La Stampa” 17-01-2008

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