26.3.13

Enrico Mattei, un'idea di Italia (di Guglielmo Ragozzino)

Sul “manifesto” Guglielmo Ragozzino racconta di un surreale convegno a Matelica per i quarant’anni dalla morte, violenta, di Enrico Mattei. Il pezzo mi pare assai istruttivo. (S.L.L.)
Enrico Mattei a Gela dialoga con alcuni esponenti del Partito Comunista.
Si riconoscono Girolamo Li Causi, Pompeo Colajanni e Paolo La Rosa
A Matelica, antica capitale dell'Eni, si discute dei meriti di Enrico Mattei e di come e perché la sua vita sia finita presto
Un fantastico santino di Enrico Mattei, fondatore dell'Eni è stato pubblicato domenica sui giornali che contano; come avrete capito, il giornale che state leggendo non conta niente. Tutta l'ultima pagina, una bellissima foto, sgranata, del santo protettore con sopra l'iscrizione: «Gran parte dell'energia su cui ora potete contare era dentro quest'uomo». E sotto, in fondo alla pagina, «Rompere gli schemi, anticipare tutti, continuare a cercare nuove energie dentro e fuori se stessi. E' così che l'Eni è diventata internazionale ed è restata indipendente. E' così che ha mantenuto vivo quel suo modo, italiano e un po' diverso, di pensare e di fare le cose». Poi la sigla di prammatica: Eni's Way con il cane a sei zampe, tutto nero buttafuoco, in campo giallo e la scritta «1962-2002: in ricordo di Enrico Mattei».
Cosa fosse avvenuto nel 1962 e dove e perché non era scritto da nessuna parte: era stato assunto in cielo senza morire, Enrico Mattei, come già il profeta Elia? A Matelica, dove si svolgeva la seconda parte delle celebrazioni di Mattei l'attuale presidente dell'Eni, Roberto Poli rispondeva stizzito a chi poneva interrogativi che non era interessante sapere o discutere oggi se la morte di Mattei fosse intervenuta per un complotto o per un'avaria dell'aereo. «Quello che conta è l'Eni di oggi».
L'Eni di oggi era però assai poco presente, a Matelica, le vere celebrazioni essendo rimandate al 2003, quando si celebrerà il mezzo secolo dell'Eni. Quella di Acqualagna (vedi il manifesto di domenica 27 ottobre) e di Matelica era dunque una celebrazione meno ufficiale, consolatoria, da dimenticare presto. Risultato difficile perché ne sono usciti sprazzi di storia dell'Eni (e di storietta patria) di qualche interesse. Per esempio Matelica. Secondo una lettura abbastanza condivisa tra i locali, la sigla Snam (Società NAzionale Metanodotti) avrebbe invece un significato diverso: Siamo tutti NAti a Matelica. E a parte Mattei matelicese nato ad Acqualagna, erano di Matelica, Boldrini, Girotti, Egidi, tutti capiazienda, e naturalmente molti altri dirigenti paesani. Matelica, una città splendente, ha avuto industrie dall'Eni e il motivo non era soltanto favoritismo per i luoghi dell'infanzia; era piuttosto la conoscenza e la fiducia nelle persone, negli esempi, nelle famiglie. Nel bene e nel male, l'Italia della ricostruzione era anche questa.
E che dire di Giovanni Galloni, giovanissimo partigiano bianco, organizzatore della Base, corrente democristiana di sinistra, spesso ministro e infine vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura in lite con Cossiga? Giovanni Galloni racconta come nacque la corrente: «Alcide De Gasperi deve fare un difficile comizio a Milano. Allora chiama Mattei e gli chiede di portare in piazza i partigiani bianchi, per sostenerlo. Mattei incarica Giovannino Marcora, un altro capo partigiano, allora estraneo alla politica e per le spese gli dà 10 milioni. Milioni di allora. Marcora chiama a raccolta le sue bande, naturalmente gratis, e risparmia i 10 milioni». Quando più tardi Galloni fa notare a Marcora che non ci sono soldi per fare la corrente di sinistra, quella Base che più tardi darà battaglia, vincendola, alla Confindustria, Marcora gli risponde: «io ho i soldi; e mi tira fuori i 10 milioni di Mattei».
Galloni parla a lungo di Mattei. Alla fine, dopo aver raccontato dal palco del clima opaco seguito all'esplosione dell'aereo, senza microfono - ma la voce si sente nel teatro - Galloni ripete la frase irripetibile: «Beh, insomma, l'hanno ammazzato».
A Matelica si parla molto di Mattei all'estero. Il titolo scelto da David S. Painter, uno di quei professori che sanno leggere le carte delle multinazionali e dei dipartimenti Usa, è: «Davide contro Golia: Enrico Mattei e le 'sette sorelle'». Il suo testo descrive rapidamente la bravura di Mattei nel trovare petrolio per l'Italia che ne aveva bisogno, sottraendosi al dominio delle sette sorelle, padrone di tutto il petrolio proveniente dai luoghi di produzione e che lo rivendevano, d'accordo tra loro a prezzi molto maggiorati. Mattei prima riesce a fare un piccolo accordo con lo Scià, poi uno un po' migliore con l'Egitto. Non è la quantità di petrolio che conta, quanto la rottura del fronte. Mattei è la prova che si può fare. Inoltre non si limita ad applicare la formula del 50-50, che ormai prevale nei rapporti tra le sette sorelle e i paesi petroliferi, ma si assume le spese di ricerca e attribuisce a dirigenti locali gran parte delle responsabilità. Il suo modello dunque oltre che essere un sostanziale 25-75, è anche la rottura di un potere consolidato, una proposta per il mondo arabo e per l'insieme dei produttori che va molto oltre il quantitativo di petrolio che l'Italia ritira.
Per le compagnie del cartello significa dover affrontare il subbuglio dei paesi petroliferi. Le compagnie Usa, Standard Oil (Ess-o) in testa, riescono a confondere le royalties che pagano per estrarre il petrolio, come tasse pagate all'estero e quindi, giocando sul divieto di doppia imposizione, in patria risparmiano con il fisco. I loro profitti sono dunque straordinari. Inoltre tengono alti i costi di estrazione (e ne fanno pagare una parte consistente agli stati loro soci. Di nuovo, Mattei fa saltare il loro gioco. Le sorelle Usa fanno rimostranze al dipartimento di stato. Mattei imperterrito va avanti, finché nel 1958 rompe l'embargo nei confronti dell'Urss. Nel 1959 il piccolo quantitativo diventa grande. E il petrolio russo, molto più economico di quello delle compagnie, lo paga con i tubi, con le produzioni del Pignone, con le fabbriche di gomma e di plastiche che fa installare in Urss.
Ognuna di queste scelte è assai positiva per l'Italia, ma è uno schiaffo alla politica della Nato. Nelle carte della Esso si legge: «Il primo passo per risolvere il problema del petrolio sovietico sarebbe di trovare un modo per controllare Mattei».

il manifesto 30 ottobre 2002 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mattei era un grande servitore dei veri interessi del popolo italiano......è stato veramente unico.

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