19.2.13

1950. La legge del silenzio: un film Usa sulla mafia stravolto dalla Dc (Tino Ranieri)

La prima parola cinematografica sulla mafia è un documentario del 1900 girato a Palermo dalla Sicilia Film: s'intitolava Gli imponenti funerali del poliziotto americano Giuseppe Petrosino. Probabilmente oggi non esiste più. Erano poche immagini e il termine « mafia » non era menzionato né suggerito. Del tenente Petrosino, il ricordo è affidato ai fascicoli avventurosi di Nerbini, e al fumetto. Era venuto in Italia da New York con l'incarico « di indagare sul fenomeno della mafia, onde frenare l'emigrazione di pregiudicati e stabilire un collegamento con la polizia italiana». Fu ucciso una sera mentre rientrava al suo albergo, l'Hotel de France. Delitto perfetto. Se ne trovò l'esecutore, mai il mandante. Il caso Petrosino entrò nel cerchio delle cose di cui non si doveva parlare; era il tempo in cui a livello parlamentare si poteva dire senza vergogna «la mafia non esiste».
Per molto tempo il cinema si condusse davvero come se la mafia non esistesse. Valga un esempio scandaloso, e purtroppo poco conosciuto. Nel 1950 in America fu girato un film sulla vita di Petrosino, Black Hand («Mano Nera», con riferimento all'altra associazione criminale connessa alla mafia che raggruppava gli emigrati italiani negli Stati Uniti al principio del secolo). Quantunque assai romanzato, il film — diretto da Richard Thorpe, con Gene Kelly protagonista — si concludeva con il delitto di Palermo. Ebbene, la censura nostrana, dopo avere a lungo tergiversato, si decise ad autorizzarlo sotto il titolo La legge del silenzio solo a patto che, oltre a innumerevoli tagli, il testo del finale fosse doppiato in modo da lasciar credere che la morte violenta di Petrosino, anziché in terra siciliana, avesse avuto luogo.... a Cuba. Questo negli anni più caldi della lotta contro Salvatore Giuliano. O anche Giuliano agiva a Cuba?
C'è da crederlo rileggendo le dichiarazioni dell'epoca del ministro degli interni Scelba in Senato: «Anche nel campo dei delitti di sangue, al contrario di quanto cerca di far vedere la stampa, vi è in Sicilia una situazione che presenta carattere di normalità, anche con qualche accentuazione rispetto alle altre regioni.... ».
Normalità? Non allora, né oggi. A meno che non si voglia ammettere una normalità mafiosa, fatalisticamente immutabile…

Da Il cinema e la mafia, in “Il Calendario del popolo”, marzo 1971.

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