9.12.12

Matematici. Impenitenti ed investigatori (di Mario Baudino)

Con un titolo mio “posto” qui un ampio stralcio da un vecchio “Cartesio”, la rubrica che per “La Stampa” cura Mario Baudino. (S.L.L.)
Carlo Toffalori
Sono impertinenti, com'è noto, e ora anche - è l'ultimo libro di Piergiorgio Odifreddi per Longanesi, «impenitenti». Hanno il loro festival, sono sempre più popolari e anche ingombranti. Odifreddi irrita non poco Chiesa e cattolici. Un altro matematico anche lui torinese, invece, fa disperare i signori del denaro. E' stato Beppe Scienza a coniare, anni fa, il titolo slogan dilagato poi sui mass media e divenuto un modo di dire abituale, Il risparmio tradito, massacrando fondi di investimento, banche, pensioni integrative e giornalismo economico. Ha pubblicato il suo libro da un piccolo editore, Cortina (di Torino), ha venduto decine di migliaia di copie, è andato in classifica e prosegue da long seller. Si è anche concesso una Pensione tradita, best seller di Fazi. Ma l'offensiva dei matematici non si ferma qui.
Ora c'e' anche un Matematico in giallo che si aggira per le librerie, armato come Sherlock Holmes di una lente d'ingrandimento. Carlo Toffalori, 54 anni, docente di Logica matematica all'Università di Camerino, sta ottenendo molta attenzione per il suo curioso libro pubblicato da Guanda. Dove ha tentato «una lettura scientifica dei romanzi polizieschi», come dice il sottotitolo, partendo dal padre di tutti i brividi, Edgar Allan Poe, e arrivando ai giorni nostri attraverso i classici, e non solo, «di genere»…
Gli investigatori di carta fanno spesso ricorso alla matematica - o alla logica -, anche in modo enfatico, come avviene in Ellery Queen. Ma siamo nel campo della finzione, dove i conti tornano sempre, basta che lo si voglia. Nella realtà pare invece vero il contrario. Indagini, colpi di scena, uso di tecnologie raffinatissime. E alla fine tanti dubbi, spesso nessun colpevole. «In queste indagini - dice Toffalori - mi pare che manchi una mentalità matematica. Del resto la capacità di cogliere l'essenziale latita nella società, non solo nella giustizia».
Due le conclusioni: primo, forse è meglio studiare un po' di matematica. Secondo: forse è arrivato il momento di riconoscere che il giallo non è affatto un genere «realistico», specchio del nostro mondo e veicolo di denuncia sociale, ma squisitamente fantastico, specchio dei nostri desideri. 

“La Stampa”, 28-03-2008

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