14.10.12

Lettera. Una poesia di Domenico Vuoto

Con comprensibile ritardo vi informo che dalla mia
morte sono trascorsi due lustri. Cessate di spedirmi
inviti per soirée musicali vernissage depliant di viaggi
o richieste in danaro per un’opera pia – una chiesa         
una scuola l’ospedale in terra africana.
 
Si accorda ai tempi la vostra memoria, somiglia a una
burocratica riesumazione, all’opera di un distratto
becchino - è smemorata.
Coglierei l’occasione per  confessarvi che non merita
un così ostinato ricordo la mia vita: la percuotevano
l’affanno il disincanto le sterili rivolte gli amori in sudori  
e sentori consumati.
Non ero dunque già morto prima di morire?
Perciò rendetemi il silenzio che mi spetta,
definitivo - la facoltà di essere morto per sempre.


Da “Poesie senza pari”

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