30.9.12

Majakowvskij e il biliardo (di Viktor Sklovskij)

Esisteva un certo circolo, la cui sede oggi è occupata dalla Procura, ma non la riconoscereste: sulla casa è stata costruita una sopraelevazione. Una volta vi si riuniva la Società della libera estetica. Vi parlavano Andrej Belyj, Bal'mont, c'erano frac e abiti eleganti - tutto questo è descritto in Andrej Belyj.

Io non ci sono mai stato. C'erano Bunin, il giovane Alekséj Tolstoj dal viso allungato, ricciuto, con una sciarpa invece della cravatta. Una volta, proprio lì si accinsero a fare una rivolta in arte, si parlava di abissi, si leticava sulle caratteristiche di questi, e su chi fosse, propriamente parlando, il loro padrone di casa.

Dopo le leticate Culkòv veniva rumorosamente cacciato. Poi ci si acclimatò nell'abisso, con tutta probabilità lo si arredò con tendaggi grigio-azzurri, gli scandali si fecero rari. Belyj partì, il circolo prese a venir frequentato da molti avvocati. Era il centro di Mosca, era la nuova sede del circolo dei nobili.

A pianterreno c'era un biliardo che Majakovskij frequentava.

Lasciavano entrare: checché se ne dica, era pur sempre un evento, un curiosità di Mosca. Il biliardo poi era ottimo.

Egli giocava con totale sincerità e oblio di sé, perdeva, creava regole proprie: ad esempio, non pagava per l'ultima partita né permetteva che altri pagassero per lui, e teneva moltissimo a questa regola.

Da Majakovskij, Il Saggiatore 1977.

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