24.9.12

Gulash caucasico indigesto (di Astrit Dakli)

L'ufficiale azero Safarov al rientro a Baku
E’ davvero un brutto pasticcio quello creato dal governo ungherese di Viktor Orban con la consegna all’Azerbaigian di Ramil Safarov, un ufficiale azero condannato all’ergastolo per l’uccisione di un collega armeno durante un corso Nato frequentato da entrambi. L’improvvida scelta di Orban, presumibilmente premiata con un ricco prestito di Baku alle depauperate casse magiare, sta provocando enorme imbarazzo alla Nato e all’Unione Europea, mentre ha provocato un fulminante aumento della tensione nella regione caucasica – che non ne aveva proprio nessun bisogno.
(In due parole la vicenda del delitto. Ramil Safarov e Gurgen Margarian, ufficiali rispettivamente dell’esercito azero e di quello armeno, nel 2004 si trovavano a Budapest per un corso di aggiornamento Nato legato al programma Partnership for Peace. Nottetempo Safarov con un coltello e un’accetta ha ucciso Margarian che dormiva: parecchie coltellate al petto e 16 colpi d’accetta alla testa. Arrestato e processato, Safarov è stato condannato all’ergastolo nel 2006 da un tribunale ungherese).
Safarov, che secondo la versione di Budapest avrebbe dovuto scontare la sua pena in patria dopo la riconsegna a Baku, è stato invece “perdonato” dal presidente azero Ilham Aliyev il giorno stesso del suo arrivo, quindi rimesso in libertà, promosso maggiore e trattato come una sorta di eroe nazionale: il che ha ovviamente prodotto una escalation di furore in Armenia – dove comprensibilmente Safarov è considerato un mostruoso assassino – al punto che il governo di Erevan ha rotto le relazioni diplomatiche con l’Ungheria, accusata di aver stretto un patto segreto con gli azeri e di aver consegnato loro il killer sapendo benissimo che sarebbe stato liberato. Un giornale economico magiaro ha scritto che il ritorno di Safarov in Azerbaigian è coinciso con la concessione di un prestito di 3 miliardi di euro da Baku a Budapest, attuato con l’acquisto di speciali bond emessi dallo Stato ungherese e denominati in lire turche; Orban ha smentito ogni connessione tra le due vicende, ma è chiaro che i sospetti restano più che legittimi.
Per cercar di arginare l’ira armena si sono immediatamente mobilitati i governi di Usa, Francia e Russia, co-presidenti del cosiddetto “Gruppo di Minsk” che per conto dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) cercano da 18 anni di promuovere la pace sul fronte armeno-azero: hanno parlato con i ministri degli esteri di Erevan e Baku, hanno chiesto moderazione, hanno deplorato, perorato, auspicato – senza gran successo. Particolare riprovazione per il “perdono” concesso a Safarov è stata espressa dal governo di Mosca.
Di fatto, anche la Nato e, in misura minore, l’Unione Europea si trovano coinvolte. L’Ungheria è membro di entrambe le istituzioni, che a loro volta hanno una partnership aperta con Armenia e Azerbaigian; la Nato, in particolare, era l’istituzione che ospitava Safarov e la sua vittima e quindi ha una responsabilità particolare nella vicenda. Anche se nessuno ha ancora esplicitamente chiamato in causa l’Ungheria, è chiaro che tutti pensano che quella di Budapest sia stata una pessima idea: tant’è che, vista la pressione internazionale, il governo ungherese ha dovuto protestare con quello azero, definendo “inaccettabile” il perdono concesso a Safarov. E oggi il segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen si è sentito in dovere di precipitarsi di persona a Erevan, presumibilmente per dare agli armeni l’idea che l’Alleanza è solidale con loro. Quanto alla Ue, che ha già rapporti piuttosto tesi e polemici con l’Ungheria di Orban per le iniziative nazionalistiche e anti-comunitarie di quest’ultimo, si è finora limitata a esprimere “seria preoccupazione” per la piega presa dagli eventi: ma ha sottolineato come il Commissario per la politica estera dell’Unione, Catherine Ashton, sia “in continuo contatto” con le autorità ungheresi per “capire meglio” quello che è accaduto.

da “il manifesto blog” 6 settembre 2012

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