31.8.12

L'Italia del "fotti e piangi". Barbieri reietti a Montecitorio (Carlo Bertini)

Tra i privilegi castali di cui in Italia godono gruppi grandi o piccoli, uno tra quelli che suscitano qualche rampogna riguarda i dipendenti del Parlamento, Camera e Senato, il cui trattamento economico e previdenziale, a parità di mansione, è di gran lunga più sostanzioso che in qualunque altro ufficio pubblico o privato. L’anno scorso furono presi di mira anche i barbieri della Camera, il cui servizio, offerto ai parlamentari e agli ex parlamentari, pare sia molto costoso. Ma essi reagirono con amarezza e dignità alle dicerie, denunciando la propria condizione di “reietti” dell’assemblea parlamentare. Della cosa dà conto, in questo servizio per la rubrica “Camere con vista” de “La Stampa”, Carlo Bertini. Le informazioni, ovviamente, meritano aggiornamenti, ma il clima rende perfettamente l’idea di come reagisca l’Italia dei privilegi, dal barbiere al parlamentare, dal farmacista al manager pubblico e privato, alla richiesta di contribuire con qualche sacrificio in un momento difficile: c’è sempre qualcuno che sta meglio di loro, anzi molto meglio. Insomma non si limitano a difendersi, ma lamentano miserie e difficoltà. “Fotti e piangi” dicono dalle mie parti. (S.L.L.)
   
Brutta aria in barberia, facce lunghe e visi scuri. C'è voglia di rivalsa tra i barbieri della Camera, pur invidiati dai colleghi: stipendio sicuro, clientela vip, week-end liberi. Ma mentre rischiano di esser reimpiegati come commessi se la barberia verrà data in appalto esterno per risparmiare, oggi devono pure mandar giù odiose maldicenze, come quella su stipendi da 11 mila euro «che non esistono». Avviliti perché con i loro 2.100 euro netti dicono di essere i meno pagati di tutto il Palazzo, meno degli autisti e dei camerieri della buvette, anche loro inquadrati al primo livello da commessi, ma con una corposa «indennita' di specializzazione» come addetti alla ristorazione. Indennità che i barbieri, ultima ruota del gran carro della Casta, lamentano di non percepire. Anche se hanno vinto un concorso con 450 partecipanti, superando i test delle preselezioni e l'esame di «taglio e manualità» di fronte a una commissione di estetisti giunta da Milano. E oltre alla «professionalità non riconosciuta», c'è chi vorrebbe pure riconosciuta «un'indennità di rischio» a chi opera sempre «in contatto con il sangue». Insomma, categoria di privilegiati fuori dal Palazzo, ma di reietti dentro le mura, perché per risparmiare la barberia il sabato è chiusa e invece i commessi con le notturne e le domeniche di «Montecitorio a porte aperte» arrotondano con gli straordinari. La leggenda degli 11 mila euro, assicurano i barbieri, forse è nata calcolando lo stipendio lordo del più alto in grado, «il responsabile officina», in servizio dall'84. Che, per carità, al netto non supera neanche la cifra di 5 mila euro, sia ben chiaro... Mentre gli altri, dopo 20 anni di servizio, riescono comunque ad andare in pensione con circa 2.500 euro. Ed è proprio la pensione, spiegano, ad attirare le invidie di migliaia di ex barbieri sparsi per la penisola con 600 o 900 euro di previdenza. Ma nulla a che vedere con stipendi e pensioni che prendono qua dentro tutti gli altri, protestano i barbieri. Che, per inciso, non sono propriamente a buon mercato, visto che con la stretta degli ultimi anni, taglio e shampo, concessi anche a giornalisti ed ex parlamentari, ormai costano giustamente 18 euro. Ma il calo delle presenze col tempo rischia di non garantire i costi di servizio.

“La Stampa”, 2 ottobre 2011.  

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