28.8.12

Il lamento (in versi) di Ali Babà: la povertà dei dotti

La storia di Ali Babà, nella versione più ampia e completa scoperta nel 1908 da Macdonald, inizia con il lamento in versi del protagonista che impreca contro la condizione di povertà. (S.L.L.)
Ali Babà sposò una ragazza indigente senza una dirham né un dinar, né casa né poderi. In breve lasso di tempo perdette quanto aveva ereditato dal padre e per conseguenza sopraggiunsero le strettezze domestiche con le loro angosce, e la povertà col suo squallore e le sue preoccupazioni.
Non seppe che fare e si trovò impotente a procacciarsi il vitto e il sostentamento.
Egli era istruito, intelligente, versato nel diritto, studioso e si mise a declamare questi versi :

Mi dicono: tu sei fra gli uomini,
Per il tuo sapere, come la notte di plenilunio.
Ed io rispondo:
lasciatemi stare con le vostre chiacchiere,
Non giova la scienza senza la possanza
Che se volessero impegnare me
e la mia scienza insieme
E tutti i libri e il calamaio
Per il sostentamento d'un sol giorno,
sarebbero rifiutati i pegni.
                                          
Il povero, la condizione del povero,
La vita del povero, come sono penosi!
D'estate egli è incapace a procurarsi il nutrimento
E d'inverno si scalda a un braciere!
I cani della strada gli si avventano contro
E ogni vile lo respinge;
Se espone il suo stato a qualcuno,
Non vi è sulla faccia della terra chi lo scusi.
Se questa è dunque la vita del povero,
Quanto meglio sarebbe per lui trovarsi nel sepolcro!

Alì Babà e i quaranta ladroni, Sansoni, 1953
Traduzione e cura di Ester Panetta

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