15.1.12

Umbria Mobilità. Gli innamorati e l'uomo dagli occhi grigio acciaio (S.L.L.)

Su un bus che di quando in quando utilizzo ho conosciuto uno che dice d’essere maresciallo della Finanza in pensione. Una sera che eravamo fermi per via di un ingorgo incidentale, mi raccontò d’essere stato in servizio anche al porto di Licata e di aver colà conosciuto persone che evidentemente riteneva importanti. Me ne pronunciava i cognomi, che allora non conoscevo e adesso non ricordo; mi guardò come se fossi un mentecatto, quando gli dissi che, pur essendo nato e cresciuto in un paese vicino, di quella gente ignoravo l’esistenza.
E’ un tipo strano con gli occhi grigio acciaio: si muove spesso a scatti e, per parlare al conducente o per rivolgersi ad altri passeggeri, adopera sovente un tono alto di voce e una cadenza secca e perentoria, quella che doveva usare coi sottoposti in caserma. Deve essere padano, della provincia di Ferrara, o di Rovigo.
Sabato sera, non so che avesse, era ancora più scattante e perentorio del solito quando insieme salivamo sul mezzo pubblico di Umbria Mobilità.
Io, coi sacchi pieni della spesa, sono corso a sistemarmi nell’unico sedile vuoto posto nella direzione di marcia; lui a un certo punto s’è messo a gridare. Diceva: “Stanno facendo porcherie! Lui mi ha detto testa di cazzo”. E poi, al conducente: “Si fermi! Lei è un pubblico ufficiale! Mi ha detto testa di cazzo! Intervenga! Fanno porcherie! Mi ha detto testa di cazzo!”. A me: “Mi ha detto testa di cazzo! Ha sentito? A me mai nessuno ha detto testa di cazzo! Scenda con me! Andiamo dai carabinieri! Io sono maresciallo di Finanza, a me nessuno dice testa di cazzo!”.
Nessuno gli dava risposte. Ora si rivolgeva a un giovanottino, neanche vent’anni, sulle cui ginocchia era seduta una ragazzina un po’ più giovane, 16 o 17. Amoreggiavano, ma piuttosto castamente. Erano loro l’origine della furia e doveva essere stato il ragazzo a dirgli la frase che io non avevo udito. L'uomo insisteva: “Tu non mi dici testa di cazzo! Capitooo? A me nessuno dice testa di cazzo. Capitooo?”.
A questo punto un giovane occhialuto e riccioluto, men che trentenne, solleva lo sguardo dal libro che stava leggendo, un libro di filosofia della De Monticelli, e ad alta voce e quasi sillabando fa: “E che offesa è testa di cazzo? E’ una parte del corpo, nobile e produttiva! E se le avesse detto "pelo di barba"? o "ruga di fronte"? E se l’avesse chiamato “callo di piede”? E' un’escrescenza fastidiosa: sarebbe stato molto più offensivo”.
Sorpreso dall’intervento e dalla piega che prendevano gli eventi, l’uomo dagli occhi d’acciaio aveva taciuto. Ora si riprendeva: “Chi è lei? Mi dia le generalità”. Intanto il bus era arrivato alla fermata del minimetrò. Gl’innamorati stavano scendendo e dietro di loro il sedicente maresciallo. Continuava a gridare: “A me nessuno dice testa di cazzo!”.

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