23.1.12

"E' per te che Cristo è disceso sulla terra" (di Jean-Paul Sartre)

"Bariona o il figlio del tuono è il primo testo teatrale di Jean-Paul Sartre. Dopo vennero drammi importanti come Le mani sporche o I sequestrati di Altona. Sconosciuto fino agli anni Sessanta, fu pubblicato in Francia in 500 copie fuori commercio. Nel 2003 è stato tradotto in italiano dall'editore Marinotti. Sartre lo scrisse nell’autunno del 1940, quand’era prigioniero dei tedeschi nello Stalag 12D di Treviri, in Germania, nella Baracca D, detta la “baracca dei poeti”. Lì conobbe due preti, l’abate Perrin e padre Boisselot, che chiesero a lui ateo di scrivere qualcosa per l’imminente Natale.
“Che cosa?” - domando' Sartre. “Qualcosa che faccia dimenticare le sofferenze e dia una speranza” -  risposero. Nacque da questa premessa Bariona, «un racconto di Natale per cristiani e non credenti» di cui i nazisti non afferrarono il senso politico, scambiandolo per una innocua favola natalizia, e concedendo perciò il permesso alla rappresentazione nell'hangar. Vi partecipò lo stesso Sartre, nel ruolo di Baldassarre, uno dei Magi, il più filosofo. Il 17 luglio del 2008, a San Miniato, per la tradizionale rassegna del dramma sacro, il regista Roberto Guicciardini lo mise in scena in prima mondiale con l'interpretazione di Sebastiano Lo Monaco. Qualche giorno prima, il 14, su “La Stampa” Osvaldo Guerrieri (la fonte di questa nota) dava conto del dramma che sorprese i primi lettori degli anni 60 giacché mai si sarebbero aspettati dall’ateo Sartre  una rappresentazione tanto dolce della Madonna e del suo bambino. Nella stalla Bariona, un capo ebreo antiromano tentato da forme estreme di ribellione, vede «un Dio-Uomo, un Dio fatto della nostra umile carne, un Dio che accetterebbe di conoscere quel gusto di sale che c'è in fondo alle nostre bocche quando il mondo intero ci abbandona, un Dio che accetterebbe in anticipo di soffrire ciò che soffro oggi». Lo stesso Guerrieri scelse e pubblicò un brano della pièce che qui riprendo. Io vi scorgo operante quel “principio speranza” che Ernst Bloch, marxista eretico, mise a fondamento del suo progetto di redenzione e di rivoluzione umana. (S.L.L.)

Jean-Paul Sartre
(Chi parla è Baldassarre, uno dei tre Magi, che si rivolge al capovillaggio ebreo Bariona)
Tu Soffri, Bariona. Soffri e tuttavia è tuo dovere sperare. Tuo dovere d'uomo. E' per te che Cristo è disceso sulla terra. Per te più che per chiunque altro, perché soffri più di chiunque altro. L'Angelo non spera affatto perché egli gioisce della sua gioia e Dio gli ha dato già tutto in anticipo, e neanche il sasso spera perché vive stupidamente in un perpetuo presente. Ma quando Dio ha plasmato la natura dell'uomo egli ha fuso insieme la speranza e la preoccupazione. Perché, vedi, l'uomo é sempre molto di più di quanto è realmente. Tu vedi quest'uomo tutto Appesantito dalla sua carne, piantato al suo posto sui suoi grandi piedi e dici, mentre stendi la mano per toccarlo: egli è lì. Ma questo non è vero: ovunque un uomo si trovi, Bariona, egli è sempre altrove. Altrove, al di là delle vette viola che tu vedi ora a Gerusalemme, o domani a Roma al di là di questo giorno gelido. E tutti coloro che ti circondano non sono più qui da un bel po' di tempo: sono a Betlemme, in una stalla, intorno al piccolo corpo caldo di un bambino. E tutto questo futuro di cui l'uomo si riempie, tutte le vette, tutti gli orizzonti viola, tutte le città meravigliose che egli abita senza mai averci messo piede, tutto questo è la speranza. E' la speranza.

da "La Stampa", 14 luglio 2008

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