30.1.12

Dov'è la "porcheria" (di Pier Paolo Pasolini)

Per alcuni anni, dal 1960 al 1965, Pier Paolo Pasolini curò una rubrica, arricchita dalla corrispondenza con i lettori, dal titolo Dialoghi su “Vie Nuove” (il settimanale era il tentativo, non del tutto riuscito, di un rotocalco popolare vicino al Pci, ma in anni successivi espresse una tendenza filosovietica, anche in dissenso e larvata polemica con il partito italiano). 
Una scelta delle lettere a Pasolini con le sue risposte venne raccolta nel volume Le belle bandiere dagli Editori riuniti (la casa editrice del Pci) nel 1977, quasi due anni dopo la sua morte tragica, e pubblicata con una introduzione di Giancarlo Ferretti.
Ho ripreso da lì questo botta e risposta sul tema dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la ricerca scientifica e letteraria. Mi pare che possa essere tuttora uno stimolo alla riflessione. (S.L.L.)

Egregio signor Pasolini,
sono una studentessa di seconda liceo classico. Il mio professore di religione sostiene che la Chiesa non è oscurantista, che religione e scienza vanno perfettamente d’accordo. Difende l'Indice dei libri proibiti con l'argomento che sulla maggioranza delle persone certi libri possono produrre effetti nocivi. Vorrei il suo parere in proposito. Inoltre vorrei chiederle, giacché la letteratura e il cinema moderni sono accusati di immoralità, di mettere in mostra delle «porcherie», se il suo Una vita violenta aveva bisogno degli episodi di Tommasino e Irene sui prati e della domenica pomeriggio per riuscire efficace. La stessa domanda si può fare, secondo me, per la scena dello stupro in Rocco e i suoi fratelli.
Maria Pizzardi - Bologna

I)    Il suo insegnante di religione mente.
La religione e la scienza non vanno affatto d'accordo. Il suo insegnante di religione ha seguito un vecchio processo, tipico dell'ipocrisia controriformistica. Cioè ha dato alla parola «religione» il significato e la portata che essa ha (naturalmente per un cattolico) ma ha tolto alla parola «scienza» il suo reale significato e la sua reale portata. È di questi mesi una ridicola, spregevole presa di posizione del clero contro la psicanalisi. Che cos'è la psicanalisi se non una ricerca scientifica? E delle più importanti del nostro tempo? È chiaro: il suo prete le obietterà che la psicanalisi non è scienza. Benissimo, allora, il suo prete, abbia la bontà di concludere che la religione va d'accordo con la scienza che gli pare.

II)  Quello di proteggere gli intellettualmente deboli è uno dei classici atti di spregio della Chiesa verso l'uomo.
Essa non ha nessun diritto di dare degli irresponsabili ai cittadini di uno Stato libero e indipendente con le sue istituzioni democratiche (almeno sulla carta). Il suo intervento paternalistico è una scusa che non può che rivoltare. Una lettura non è mai pericolosa. Le uniche letture pericolose sono quelle che la Chiesa permette: una generica pornografia e l'evasione fumettistica (oltre che le opere edificanti prodotte dalla Chiesa stessa, che servono a rendere completamente irreali). In realtà la Chiesa teme le libere letture (ha tenuto fino a un secolo fa Dante all'indice): e il suo vero grande ideale sarebbe regnare sopra un popolo di analfabeti.

III) In un'opera d'arte — o almeno in un'opera ad alto livello letterario — tutto rientra in un disegno, in una struttura.
Il tutto vive di particolari concreti. Il sesso ha la importanza nella vita di ognuno di noi, ricco o povero, semplice o colto. Nel descrivere una figura umana — un personaggio — non si può lasciare all'oscuro la sua vita sessuale, specie se si tratta di una figura umana ignara, vitale, solo confusamente conscia di sé: perché in essa tutto diventa concreto, tutto è perché calato negli atti particolari, nei fatti. Un personaggio semplice, popolare, se non fa non è. Inoltre, egli non ha, della propria vita sessuale, la concezione moralistica che hanno i borghesi: il tacerne sarebbe parlare di lui — di ciò che fa — al di fuori di lui, da un punto di vista che tende a ignorare non solo ciò che fa nel campo sessuale, ma in qualsiasi campo della vita. Insomma, cara amica, non bisogna mai in nessun momento essere degli ipocriti. I rapporti sessuali solo in un caso sono volgari: nel caso della persona ipocrita. Altrimenti essi non hanno nulla di volgare. E lei fa malissimo a chiamarli sia pure tra virgolette «porcherie». L'unica porcheria vera è il reprimerli, il nasconderli, il censurarli, pretestualmente, insinceramente.

"Vie Nuove" n. 49 a. XVI, 14 dicembre 1961

1 commento:

Angela ha detto...

Grazie, Salvatore, per aver pubblicato questo brano pasoliniano.

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