28.11.11

I seni delle fiabe per i bimbi (Ramòn Gomez de la Serna, Madrid 1891-1965)

Quella fanciulla di diciassette anni, dalle trecce fatte di sole, aveva perduto i suoi seni; e la poveretta piangeva a dirotto, poiché sebbene essi non avessero per lei utilità di sorta, in essi sospettava non si sa quale strana virtù, poiché i seni dirigono la donna, sono il suo timone.
- I miei seni! I miei poveri seni! Dove avrò perduto i miei seni? – diceva estenuata, seguitando a cercarli nel fosco del bosco.
E mentre ripeteva “I miei seni! I miei seni” le sue mani cercavano nel petto i borsellini gonfi dei suoi seni.
Allora incontrò una vecchierella, che le domandò le ragioni del suo pianto.
- Ho perduto i miei seni – rispose la fanciulla, con i gesti della donna derubata.
- Ah, bimba mia, i tuoi seni se li è presi il grosso uccello per metterseli lui. Egli soffriva di non aver seni come gli esseri superiori… Un uccello con seni affascinanti, invece, potrà bussare all’uscio degli angeli e tentare il cielo con i suoi seni terrestri.
Allora la fanciulla che aveva perduto i seni smise di cercarli e li considerò perduti per sempre e, durante la vita, ricordando l’accaduto, portava le mani al posto dei seni e così li evocava irresistibilmente…
Da Seni, Dall'Oglio, 1978 (prima edizione spagnola 1931) 

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