22.8.11

Malek Chebel e il Kama-Sutra islamico.

Malek Chebel è un prolifico antropologo di origine algerina attivo in Francia che ha posto al centro della sua attenzione l’eros e l’Islam nelle loro reciproche relazioni. Uno dei suoi libri di maggiore successo, benché non ancora tradotto in italiano, è Il Kama-sutra arabo, una sorta di guida all’amore e alla sessualità in cui convergono secoli di sapienza erotica, che tuttavia è rimasta sotto traccia, nascosta da una cultura ufficiale dominata dai divieti. Chebel ha cercato di dimostrare che sessuofobia e misoginia non sono connaturati alla religione musulmana, ma sono un prodotto, non recente, della storia e, sostenitore di un illuminismo arabo-islamico di cui la sessualità è componente essenziale, ha valorizzato i testi anticonformisti dei secoli passati. Chebel fa infatti sfilare una carovana di grandi opere erotiche da Umar Ibn Abir Rabi'a, il Casanova della Medina dell'ottavo secolo, alle raffinate «lezioni» cinquecentesche de «Il giardino profumato» di Nefzaoui; o la stagione dei «Raffinati» e la straordinaria modernità con cui nel 1400 Nawadji parla della omosessualità. Con un intrigante lato femminile, come la principessa di Cordova e poetessa Wallada che raccontava, meticolosa, i suoi trastulli saffici. Quello che segue sono alcuni passaggi da un intervista rilasciata a Domenico Quirico per “La Stampa” e pubblicata sul quotidiano torinese il 20 maggio 2006, proprio nei giorni in cui i dotti teologi dell'università Al Azhar del Cairo vietavano alle coppie dei fedeli di fare l'amore nudi pena la invalidità del matrimonio. (S.L.L.)
Da 20 anni lavoro sul tema della sessualità e dell'amore perché penso che il mondo arabo è arrivato a uno stadio di decadenza in cui bisogna che si faccia carico di questa parte nascosta della vita collettiva e individuale. Il mondo arabo è abbastanza maturo per parlare di queste cose senza scandalo. E il mio libro è concepito come una ascesa verso l'orgasmo, si comincia con i preliminari e si finisce con il coito.
L'Islam contrariamente alle altre religioni ha liberato completamente il rapporto con il sesso, la sessualità non è vietata, non è tabù, fa parte della vita ed è una condizione di esistenza della società. Senza la sessualità l'essere umano muore e la società va verso l'estinzione. Nel Corano non è mai detto che la sessualità deve essere repressa, rifiutata, lo stesso Profeta si è comportato come un amante estremamente attivo, come un vero ''gentleman''. Il suo rapporto con l'eros è stato molto libero, era un liberatore che hanno rinchiuso nelle moschee per farne una sorta di icona.
C'è un numero enorme di opere ignote o misconosciute. Su duemila anni di letteratura erotica ho scelto le migliori e ne ho fornito larghi estratti. Ne ho contate almeno cento di grande valore che sono le gemme di questi duemila anni: si va dall'amore cortese all'amore libertino, si insegna l'arte della bellezza, la scienza degli afrodisiaci.
Le cose hanno cominciato a guastarsi verso l'ottavo, nono secolo: da quel momento siamo regrediti rispetto al nostro sapere antico. Non solo nel dominio dell'erotismo ma anche in quello della farmacia, della medicina, della cosmesi, del viaggiare. Hanno preso il sopravvento le concezioni retrograde, restrittive. I teologi maschilisti, misogini che non amano la sessualità e neppure se stessi prevalgono a spese della visione luminosa dell'islam, sull'islam che parla un linguaggio universale. A questo bisogna tornare, alla fonti positive, liberatrici luminose, all'Andalusia, alla Baghdad delle «Mille e una notte», grande libro erotico.
Non c'è alcuna liberazione possibile senza la liberazione della sessualità. La liberazione della donna e della sessualità si è accompagnata a un boom straordinario tecnologico e intellettuale. Non è soltanto il rapporto con l'altro, il rapporto con il corpo; sono anche le energie intellettuali di creatività, di invenzione.
Nel mio libro c'è molto rispetto per l'Islam, non c'è una frase di provocazione. I fondamentalisti sostengono che ho tradito. Nessuna persona in buona fede troverà nelle mie pagine una frase offensiva per l'Islam e i musulmani. 

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