27.6.11

Pietro Nenni su Raniero Panzieri.

Pietro Nenni a Mosca con Raniero Panzieri nei primi anni 50
La prima significativa partecipazione di Raniero Panzieri al dibattito politico della sinistra è riferibile al periodo che va dal XXV congresso del Partito Socialista, il Congresso di Roma segnato dalla scissione saragattiana (gennaio 1947), al XXVI, svoltosi anch’esso a Roma nel gennaio dell’anno successivo. Il tema teorico-politico che più appassiona Panzieri è la natura del Fronte Democratico Popolare, che egli non considera una pura e semplice alleanza tra i due maggiori partiti del movimento operaio italiano, ma “un movimento spontaneo”. Nell’intervento pronunciato al XXVI Congresso egli afferma che “gli organi del Fronte nascono come organi della classe lavoratrice ha formato spontaneamente, per certi problemi davanti ai quali essa si è trovata”. Aggiunge: “Gli organi del Fronte sono le forme embrionali di una società nuova… cioè le cellule di una società nuova. Né gli organi del Fronte possono sostituirsi ai partiti, né i partiti agli organi del fronte, che sono sì la forma di un’alleanza temporanea, ma lasciano prevedere uno sviluppo ampio, continuo, a largo respiro”. In sostanza egli rifiuta una concezione puramente elettorale del Fronte e, in sintonia con altri interventi di giovani come Vittorio Foa (di provenienza azionista) e Laura Conti, sostiene che l’alleanza tra socialisti e comunisti, nel quadro del consolidamento della Repubblica italiana, può essere strumento di forme più avanzate di democrazia, fondate sulla partecipazione diretta dei soggetti sociali.
Il rilievo di queste posizioni nel dibattito congressuale è significativo. E Nenni lo annota nei suoi diari (Pietro Nenni, Diari. Tempo di guerra fredda (1943-1956). Sugarco, 1981): “La discussione ha messo in valore parecchi elementi nuovi, e fra questi Casadei, Laura Conti e Panzieri”.
Tre anni dopo, sempre a gennaio, (nel frattempo si è consumata la dura sconfitta del Fronte il 18 aprile 1948) si tiene a Bologna il XXIX Congresso del Psi. Panzieri, trasferitosi in Sicilia con un incarico di assistente all’Università di Messina, ha preferito la politica all’impegno accademico, si è dedicato a tempo pieno all’attività di partito in tutta la Sicilia e ha dato un contributo appassionato alle lotte dei contadini e dei minatori. Nel gennaio del 1951 è già in pectore segretario regionale del partito. Nenni, durante il Congresso, lo propone per il Comitato Centrale e la Direzione: “Sono rimasto commosso nell’avvicinare in Sicilia i contadini delle località ove si sono svolte le lotte e sentirmi ripetere il nome di questo giovane professore universitario sempre alla testa dei cortei e il primo a sfidare il fuoco della polizia. Ecco come la cultura si concilia con le lotte dei lavoratori” (Atti del XXIX Congresso del Psi, Edizioni Avanti, 1951).
Dopo tanti contrasti, registrando la morte prematura di Panzieri nei suoi appunti (Pietro Nenni, Diari. Gli anni del centro sinistra (1957-1966), Sugarco, 1982), lamenta che sia morto fuori dal partito e assai isolato e ribadisce l’antico positivo giudizio: “Tra i giovani venuti al partito e alla Direzione nell’ultimo ventennio era ai miei occhi il più scombinato, ma anche il più onesto e il più intelligente. La sua curiosità intellettuale  gli poneva ogni giorno problemi nuovi che egli cercava di risolvere in stretto collegamento con gli operai”.  

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