6.5.11

150 anni d'Italia unita. Il lavoro delle donne, una forza sommersa e parallela.

A Roma Maria Concetta Petrollo e Francesca Boccini hanno elaborato un progetto per una originale celebrazione al femminile dei centocinquant’anni di unità. L’iniziativa è sostenuta da  un pool di istituzioni, (Biblioteche, associazioni culturali, l’Università di Roma Tre, l’Udi nazionale  e romana, la Società Italiana delle Storiche, la Federcasalinghe e l’Ires Cgil nazionale). Il progetto si intitola Il lavoro delle donne. Centocinquanta anni di lavoro femminile in Italia, prevede una giornata di convegno introduttivo (il 13 giugno) e undici incontri seminariali, che avranno luogo in varie sedi istituzionali da settembre a novembre, dedicati ai diversi aspetti del lavoro femminile in Italia. Sul senso dell’iniziativa “posto” qui la dichiarazione di una delle ideatrici, la Petrollo, direttrice della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte a Roma. L’ho ripresa dall’articolo di Simona Cigliana Le madri della patria: un esercito di lavoratrici, pubblicato  nel sito del Sindacato Nazionale Scrittori “Le reti di Dedalus”. (S.L.L.)
Una telefonista negli anni Cinquanta del Novecento
Quando le professioni forti erano assenti o addirittura mancavano, le donne, con la loro tenacia, umiltà e pazienza, hanno consentito all’Italia e agli italiani di continuare a vivere. Le donne sono state una forza sommessa e parallela, una sorta di amministrazione pervasiva  che è riuscita a superare tutte le difficoltà e le contingenze. Se mancava il ginecologo, ecco farsi avanti l’ostetrica; se il preside era al fronte, ecco la maestra sopperire alla gestione scolastica ; se non c’era l’albergo ci si rivolgeva all’affittacamere.  Le infermiere hanno dispensato aiuto al posto dei medici, le madri hanno mandato avanti le famiglie quando gli uomini erano in guerra o emigrati lontano;  centinaia di mani femminili hanno adattato ai figli gli abiti dei padri, hanno nutrito bambini, hanno cucinato per i mariti e i ragazzi che erano in fabbrica o nei campi. E che dire delle dattilografe, delle centraliniste, delle domestiche, delle segretarie, delle insegnanti e delle istitutrici: di tutte quelle sconosciute che hanno svolto una miriade di lavori scartati dagli uomini, perché ritenuti di scarso valore e soprattutto sottopagati ma indispensabili al funzionamento della società?

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